L'INTERVISTA Poletti ai sindacati: meno rigidità. "E da marzo si assume col Jobs Act"

"Sgravi per 6.000 euro alle aziende che usano la Garanzia giovani" di Davide Nitrosi

Giuliano Poletti (Fotoschicchi)

Giuliano Poletti (Fotoschicchi)

BOLOGNA, 15 FEBBRAIO 2015 - «E’ VERO, corriamo. Perché le rendite in questo paese sono forti e cercano di bloccarti. Così per evitare che tutti si alleino contro di noi, corriamo più forte di loro...».

Bologna, Sala Marco Biagi, Ordine dei commercialisti: il ministro Giuliano Poletti è un rullo compressore. Non è solo il lavoro da riformare, ma il sistema Italia.

Ministro, a correre si rischia di sbandare.

«Quello che facciamo non è la verità, ma ciò che riteniamo giusto per il nostro Paese oggi. Facciamo, monitoriamo, vediamo l’effetto delle riforma e se non funziona, siamo pronti a cambiare».

Il mondo del lavoro cambia rapidamente, ma in Italia accade che a Pomigliano la Fiom scioperi contro il lavoro al sabato.

«Non parlo del caso specifico, ma in termini generali penso che si debba trovare le modalità per gestire le situazioni dove l’impresa deve far fronte a contingenze specifiche o ragioni di mercato».

Più flessibilità?

«Bisogna migliorare gli strumenti che ci consentano di gestire le esigenze del mercato in una cornice di regole condivise. L’obiettivo è non perdere le opportunità»

Nel caso Fca?

«Le singole situazioni vanno valutate una a una, ma in generale abbiamo l’esigenza di avere una gestione diciamo.. dinamica».

Lo dirà ai sindacati mercoledì?

«Sì, ma non è una novità. Abbiamo fatto una legge sulla riforma del mercato del lavoro che ha un punto di equilibrio: non si vuole ridurre le tutele o il salario, ma rendere la gestione del lavoro la più coerente possibile con l’attuale fase del mercato».

Dicono che favorite le imprese.

«Sono contrario alla tesi per cui se una cosa è utile per l’impresa è dannosa per il lavoratore. Io penso l’opposto: se un’impresa funziona bene, ha opportunità nel mercato, può crescere e i lavoratori hanno più opportunità, possono essere pagati meglio, hanno più lavoro».

Quando potranno essere assunti i primi giovani con il contratto a tutele crescenti?

«Il 20 febbraio il consiglio dei ministri approverà il decreto attuativo. Dopo di che sarà subito utilizzabile. Diciamo che dal primo marzo potranno essere assunti con la nuova forma contrattuale».

Entrerà anche la tipologia ‘economicamente dipendente’?

«La proposta definisce in maniera più rigorosa la differenza tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. Per il lavoro autonomo si può ipotizzare la definizione di ‘economicamente dipendente’ dove l’attività dipende in maniera prevalente (per l’80/90 %) da un unico committente. Dobbiamo tutelare queste figure perché sono in una condizione di maggiore debolezza. Servono specifiche tutele, misure che garantiscano a questi soggetti di non essere soccombenti. E poi così si riduce anche la concorrenza sleale fra imprese».

Si tratta anche di controllare le imprese..

«Il 20 febbraio cercheremo di portare nel consiglio dei ministri anche il decreto per istituire l’agenzia unica per le ispezioni. Oggi hanno ispettori l’Inps, il Ministero, l’Inail, le Ausl... Bisognerebbe coordinarsi, ma si è tentato inutilmente per tanti anni. Bisogna evitare ispezioni diverse a pochi giorni di distanza nella stessa azienda».

Come sta funzionando la Garanzia giovani?

«Il primo equivoco riguarda il nome. Dall’inglese andava tradotto correttamente in patto, e non garanzia, perché così si è indotto a pensare che garantisse posti di lavoro. E invece è un patto tra i giovani e lo Stato per promuovere e migliorare la loro occupabilità».

E adesso qual è la situazione?

«Abbiamo lanciato una nuova fase e cambiato le cose che secondo noi non andavano. Adesso sono oltre 400 mila i giovani iscritti. Abbiamo dato la possibilità di cumulare i bonus fiscali previsti dalla legge di stabilità con i bonus della Garanzia giovani: basta scegliere le assunzioni nelle liste dei ragazzi iscritti al progetto per avere fino ad altri 6.000 euro all’anno di minori oneri fiscali. Abbiamo anche inserito l’apprendistato tra le attività di Garanzia Giovani».

Finita la tornata della riforma del lavoro, che cosa affronterà il ministro Poletti.

«La privacy. Serve una riconsiderazione complessiva, riferita alle problematiche di interesse collettivo. Bisogna trovare un punto di equilibrio fra la tutela della privacy e i progetti della collettività che hanno bisogno di utilizzare queste informazioni sensibili».

Troppi paletti?

«Ci sono rigidità che rallentano le decisione. Faccio un esempio. Ora stiamo lavorando al progetto “Diamoci una mano“ dove paghiamo un’assicurazione a chi è in cassa integrazione, in mobilità o ha sussidio pubblico e accetta di fare azioni di volontariato nelle associazioni. Come posso sapere chi beneficia di questi strumenti se l’informazione ricade sotto la privacy? Ma se non riesco a fare un progetto di ricollocamento al lavoro, il cittadino perde un’opportunità”.

di Davide Nitrosi