Giovedì 18 Aprile 2024

Libia, attacco dell'Isis in un hotel a Tripoli. Attentatori si fanno esplodere: 9 morti

Tra le vittime anche tre guardie libiche. "Obiettivo diplomatici esteri". Catturato uno dei terroristi. Nel mirino il premier del governo parallelo libico auto proclamatosi

Le forze di sicurezza libiche attorno all'hotel preso d'assalto dall'Isis a Tripoli (Afp)

Le forze di sicurezza libiche attorno all'hotel preso d'assalto dall'Isis a Tripoli (Afp)

Tripoli, 27 gennaio 2015 - Un'autobomba è esplosa questa mattina davanti all'ingresso del piu lussuoso albergo di Tripoli, il Corinthia hotel. Nove le vittime: cinque stranieri (tra i quali un americano), tre guardie libiche e un altro libico, preso in ostaggio dai terroristi. Tra gli stranieri ci sono anche due donne. I terroristi, probabilmente quattro, prima hanno preso alcuni ostaggi, poi dopo essersi resi conto di non aver più scampo si sono fatti esplodere azionando i giubbetti esplosivi che avevano sotto i vestiti. Un altro era stato catturato in precedenza.

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L'obiettivo dei terroristi, che si erano asserragliati al 24esimo piano dell'hotel, era il premier del governo parallelo libico auto proclamatosi, Omar al Hassi, scampato all'agguato dopo essere stato evacuato dal retro. L'albergo è frequentato anche dai diplomatici, i pochi ancora presenti a Tripoli. Secondo fonti maltesi gli assalitori potrebbero essere legati al governo di Tobruk. L'attaco, riporta il libanese Daily Star, è stato rivendicato dalla 'filiale' locale dell'Isis, il cosiddetto Califfato di Derna. 

ATTACCO PER VENDETTA - L'attacco di Tripoli sarebbe la vendetta per la morte in carcere negli Usa il 2 gennaio scorso di Abu Anas al-Libi. Si tratta dell'organizzatore degli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998, in cui vennero uccise 200 persone, il primo attazzo attribuito ad al Qaeda. Lo hanno rivendicato gli stessi seguaci locali del 'califfo' Abu Bakr al baghdadi. Al-Libi è morto di cancro.

GENTILONI - "L'attentato all'hotel di Tripoli è un tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto in Libia", ha commentato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a Rabat: si tratta di "un ulteriore sintomo della pericolosità della situazione nella regione".