Isis, cade anche l'ultimo tabù. Jihadisti decapitano due donne. L'accusa: stregoneria

La notizia è stata diffusa dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Cinque musulmani crocifissi: non digiunavano durante il Ramadan. Intanto le brigate irachene di Hezbollah in Iraq hanno circondato la città di Ramadi, tagliando i rifornimenti ai terroristi dello Stato islamico asserragliati nel centro abitato. Si prepara anche un'offensiva su uno dei più grandi centri della catena montuosa di Qalamoun, nel tentativo di conquistare una delle ultime roccaforti dei militanti siriani lungo il confine del Libano

Il boia dell'Isis Jihadi John (foto d'archivio)

Il boia dell'Isis Jihadi John (foto d'archivio)

Beirut, 30 giugno 2015 - Per la prima volta i jihadisti dello Stato islamico hanno decapitato nelle ultime ore due donne in Siria. Lo riferiscono stamani alcuni siti di notizie in arabo, citando attivisti locali in Siria, senza però precisare le circostanze e il luogo del presunto crimine. La notizia non può essere verificata in maniera indipendente. L'accusa dello Stato Islamico è "stregoneria". Con loro sono stati decapitati anche due uomini, forsei rispettivi mariti. 

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede a Beirut, l'episodio sarebbe avvenuto nella provincia di Deir Ezzor. Attivisti locali citati dall'Ondus hanno precisato che una donna e suo marito sono stati decapitati con una sciabola. Un'altra coppia ha subito la stessa sorte ad Al Mayadin, nella medesima provincia ma più a Est, verso il confine con l'Iraq. Con loro sono stati giustiziati altri due uomini, accusati rispettivamente di 'banditismo' e di 'traffico di droga'. Il cadavere dell'uomo giustiziato per 'banditismo' è stato poi crocifisso, mentre quelli degli altri tre sono stati portati via da jihadisti.

In realtà nel settembre dello scorso anno si era già avuta notizia della decapitazione di almeno tre donne curde, ma in quel caso si trattava di combattenti contro l'Isis. 

Ma l'orrore non finisce qui. Cinque musulmani sono stati infatti crocifissi dai miliziani dello Stato islamico nel nord-ovest della Siria perché non rispettavano l'obbligo del digiuno durante il Ramadan. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani: un attivista sul posto della Ong ha accertato che i fatti sono avvenuti nella città di Al Mayada­n e che i cinque sono stati crocifissi ad una ringhiera del quartier generale del corpo di polizia del gruppo jihadista. Prima, ha aggiunto l'attivista, ad ognuna delle cinque persone sono state inflitte 70 frustate. Il tutto è avvenuto davanti ad una folla mentre alcuni bambini si prendevano gioco delle vittime. 

Intanto proseguono gli scontri. Le brigate irachene di Hezbollah in Iraq hanno annunciate che le loro milizie hanno circondato la città di Ramadi, nella provincia occidentale irachena di al Anbar, su tre assi, tagliando i rifornimenti ai terroristi dello Stato islamico asserragliati nel centro abitato. Intervistato dal sito iracheno "Iraqi News", il portavoce delle milizie sciite, Jaafar al Moussawi, ha sottolineato che tutte le procedure per riconquistare Ramadi sono state attuate e le forze di sicurezza stanno attendendo il via libera all'offensiva finale dall'esercito iracheno. Secondo al Moussawi le milizie sciite sono dislocate lungo un'area che va da Khalidiyah, località a 5 chilometri ad est di Ramadi, fino alla parte ovest della città. 

La milizia sciita libanese Hezbollah lancerà questa settimana anche un'offensiva a tutto campo su uno dei più grandi centri della catena montuosa di Qalamoun, nel tentativo di conquistare una delle ultime roccaforti dei militanti siriani lungo il confine del Libano. Secondo una fonte del partito sciita, "rinforzi e grandi quantità di armi e munizioni, sono stati trasferiti verso la catena montuosa orientale del Libano, in vista di un'offensiva di Hezbollah contro la città siriana di Zabadani a sud di Qalamoun. La determinazione di Hezbollah nel portare avanti l'attacco, secondo la fonte, arriva dopo il fallimento delle trattative con i ribelli al fine di garantire il ritiro dei militanti dalla zona.