Giovedì 9 Maggio 2024
OLIVIA POSANI
Economia

Internet veloce, Renzi spinge sulla banda ultra larga. Telecom frena, vuole sgravi fiscali

Internet veloce, oggi il governo decide tra le due ipotesi del piano Ring

Il quartier generale di Telecom a Rozzano (Ansa)

Il quartier generale di Telecom a Rozzano (Ansa)

Roma, 3 marzo 2015 - NESSUN decreto legge, ma Matteo Renzi non intende abbandonare l’idea di dare comunque un segnale forte sulla banda ultra larga. Pertanto il Consiglio dei ministri di oggi affronterà un piano in cui vengono delineati gli obiettivi di sviluppo futuro con una serie di compiti assegnati agli operatori privati, chiamati a fare investimenti. Per capire a quale dei suoi più stretti consiglieri ha dato retta Renzi basterà vedere quanto sono stringenti le direttive. Ieri sera nulla trapelava da Palazzo Chigi, tanto che agli stessi ministri non è stata fatta arrivare nessuna carta.

LA LINEA più dura prevede di abbandonare del tutto l’infrastruttura in rame di Telecom per passare direttamente entro il 2030 alla fibra ottica anche per l’ultimo tratto che raggiunge le abitazioni (in teoria metà della popolazone dovrebbe essere raggiunta in 5 anni); servizio universale a 30 mega; regolamentazione per investimenti e tariffe, che diventerebbero le stesse sia per il rame, che agli operatori costa molto meno, sia per la fibra ottica: una sorta di «prezzo politico» secondo l’interpretazione più maligna. Insomma, partenza sprint per Ring (Rete italiana di nuova generazione). Su questo fronte è attestato il vice segretario generale della presidenza del consiglio, Raffaele Tiscar. Con lui concorderebbe il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Più favorevoli a una collaborazione pubblico-privato e dunque a una impostazione meno dirigistica, sono il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio e il consigliere economico di Palazzo Chigi, Andrea Guerra, ex amministratore delgato di Luxottica e dunque più sensibile alle istanze degli operatori.

IN PRIMA fila Telecom, società quotata in Borsa, che mal sopporta le ingerenze del governo in un mercato che, non va dimenticato, è liberalizzato. La rete in rame del gruppo guidato da Marco Patuano vale circa 15 miliardi. Un asset che potrebbe evaporare in 15 anni se il passaggio alla fibra fosse totale. Spegnendo la rete in rame per Telecom si crea un problema di contabilità, senza contare che l’obbligo del servizio universale a 30 mega ha costi molto elevati. Certo, il governo nei giorni scorsi ha parlato di defiscalizzazione degli investimenti per 6,5 miliardi con un abbattimento Irap e Ires del 50%. Ma nei foglietti che giravano ieri sera i benefici fiscali non venivano quantificati né veniva spiegato come sarebbero stati coperti. Si faceva invece menzione di un catasto sopra e sotto suolo per capire come collegare fibra ottica e onde radio. Altro problema riguarda gli investimenti. Telecom ha previsto 10 miliardi in tre anni di cui 3 per la fibra ottica (500 dedicati alla tecnologia ‘fiber to the home’, quello che arriva direttamente nelle case). La preoccupazione dei sindacati è che una accelerazione possa avere ricadute sulle 4 mila assunzioni annunciate in tempi brevi e sui 25 mila addetti

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