Tomaso ed Elisabetta, il ritorno dalla lunga prigionia in India: "Ora facciamo gli auguri ai marò"

Prima ergastolani per un omicidio mai commesso, poi salvati dalla Corte suprema. Perché anche a New Dehli alla fine "la verità viene a galla"

Festa grande a Malpensa per il ritorno di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni (ANSA)

Festa grande a Malpensa per il ritorno di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni (ANSA)

Roma, 1 febbraio 2015 - Prima domenica a casa per Tomaso Bruno, 32 anni, di Albenga, ed Elisabetta Boncompagni, 41 anni, di Torino, i due italiani detenuti per quasi 5 anni nel carcere indiano di Varanasi con l'accusa di omicidio e scagionati dalla Suprema Corte di Nuova Delhi. I due sono rientrati nella notte in Italia, con un volo alla  Malpensa. Oggi per loro pranzo in famiglia. Non è esclusa ad Albenga una festa. 

LUTTO E CONDANNA - I due erano partiti da Londra all'inizio del 2010 per un viaggio insieme a Francesco Montis, compagno di Elisabetta. La notte del 4 febbraio l'uomo si sentì male in un albergo di Varanasi. Gli amici lo portarono subito all'ospedale, ma l'uomo morì poco dopo. Tomaso, che all'epoca aveva 27 anni, e Elisabetta, 36 anni, vennero arrestati con l'accusa di omicidio. Le prove nei loro confronti, lacunose secondo la difesa, furono comunque sufficienti per la giustizia indiana per condannarli all'ergastolo. La Corte Suprema di New Delhi il 20 gennaio scorso ha annullato la condanna.

LUNGA ATTESA - "È una domenica bellissima - hanno dichiarato Leda e Romano Boncompagni nel loro appartamento di Torino -. Erano cinque anni che aspettavano questo momento: festeggiare la domenica con un pranzo in famiglia insieme a lei. Siamo felici. Abbiamo trovato Elisabetta benissimo, reattiva, sinceramente non credevo che l'avremmo trovata così, temevamo si fosse deperita. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutati. Ora chiediamo solo un po' di privacy" ha aggiunto il padre.

'AUGURI AI MARO'' -  Ad Albenga sorride anche Tomaso Bruno. Subito una parola per i marò: "Spero che anche la loro complessa vicenda si possa risolvere presto". Poi, fino all'alba la festa con gli amici e la famiglia nella casa di via Trieste, a pochi passi dal centro storico del borgo. "Svegliarsi nel letto della mia camera di casa è stata una sensazione stranissima: finalmente ho dormito su un materasso e circondato dall'affetto della mia famiglia e degli amici, che hanno dormito qui".

'MI HANNO RISPETTATO' - Tomaso, che durante la prigionia ha imparato l'hindi, ha raccontato l'esperienza nel penitenziario di Varanasi: "Il letto erano delle coperte buttate per terra. Mi alzavo alle 5, facevo conversazione e giocavo a cricket con gli altri detenuti. Con Elisabetta mi incontravo il sabato". Tomaso era in una cella grande: "In realtà era una grande camerata dove vivevo insieme ad altri 130 detenuti: c'erano rapinatori, assassini, ladri, truffatori. Mi hanno rispettato tutti come io rispettavo loro. Ho sofferto tantissimo, ma sapevo che alla fine la verità sarebbe venuta a galla".