Sovana 5 febbraio 2016 - Campagnesovanesi, a pochi minuti dal centro storico di Sorano: un fazzoletto di terra incontaminato, ricco di storia. Qui una famiglia ha deciso di scommettere sul vino. Questa terra ha dato i natali a molte vigne, è qui (e non solo) che oggi si produce la Doc di Sovana, ma quella de La Biagiola, giovane azienda che nasce con l’intento di produrre vini di qualità, è una storia che viene menzionata da coloro che dell’alta sperimentazione fanno un’attività di sviluppo per i propri vini. Ad oggi l’azienda sovanese è la prima (e al momento l’unica) azienda vitivinicola che sperimenterà la vinificazione e l’affinamento del vino all’interno di un’anfora cocciopesto. Un ritorno al passato ma con la variante della tecnologia. Alta sperimentazione dunque e sviluppo nel settore vitivinicolo, è questo il binomio che ha partorito la collaborazione tra La Biagiola di Sovana e la Drunk Turtle, azienda giovane e innovativa di Pisa che ha prodotto il modello di anfora presa in uso dall’azienda toscana. L’impasto utilizzato per la realizzazione dell’anfora in terracotta è isolante e liscio all’interno e a poroso ed irregolare all’esterno tale da permettere una buona ossigenazione del vino, in più è ecosostenibile. Per quale motivo nasce questa collaborazione tra queste due importanti aziende? «La collaborazione nasce per vari motivi – risponde Carla, una delle proprietarie dell’azienda vitivinicola – , La Biagiola è una giovane azienda a conduzione familiare, i vitigni allevati sono autoctoni e il vino prodotto in anfora, per via della neutralità del materiale, permette di rimarcare le caratteristiche varietali, ne acuisce il fruttato e la chiarezza degli aromi». Quello che lega l’azienda sovanese alla storia e all’archeologia è un sito archeologico situato all’interno del territorio dell’azienda dove sono state ritrovate numerose testimonianze dell’uso del cocciopesto di epoca romana come isolante di cisterne e vasche. Sarà anche prodotto un video di approfondimento con l’archeologo responsabile degli scavi.
Cronaca«Qui adesso facciamo il vino come lo facevano i romani»