Si oppone a una multa, chiamato in tribunale 16 anni dopo. Ma lui nel frattempo è morto

Giustizia lumaca, la paradossale vicenda di un grossetano multato nel '99 per l'abbruciamento di un terreno: il Tar della Toscana ha fissato l'udienza per il 7 maggio, ma l'uomo nel frattempo è morto

Un tribunale

Un tribunale

Grosseto, 18 aprile 2015 - Sedici anni. Quasi maggiorenne. E’ l’arco di tempo intercorso tra l’opposizione a una contravvenzione e la fissazione dell’udienza davanti al Tribunale amministrativo regionale della Toscana. Provando a cercare nella memoria, è difficile per tutti mettere insieme gli eventi che scorrono in sedici anni di vita. Figuriamoci ricordarsi di una causa che se da un lato ha in parte favorito il ricorrente, un grossetano, perché non ha pagato la contravvenzione e danneggiato un’amministrazione, in questo caso la Provincia, che non ha ricevuto i soldi ritenuti giusti (ammesso che lo siano), dà l’impressione di quanto le lamentele sulla giustizia lumaca abbiano fondamenta sempre più solide, e assurde.

Sedici anni per leggere gli atti di opposizione a una multa contestata per l’abbruciamento di un terreno - che anche ai profani non appare proprio il processo del secolo - e fissare una data. Quasi, quasi verrebbe da non crederci se non ci fossero quelle poche righe notificate alcuni giorni fa all’avvocato Andrea De Cesaris che gli ricordano, è proprio il caso di dire, che il 7 maggio prossimo dovrà presentarsi davanti ai giudici amministrativi per discutere la controversia nata dall’opposizione presentata nel 1999. Insieme a lui sono convocati anche i colleghi che assistono l’amministrazione provinciale Stefania Sorrenti e Chiara Canuti. Bene che vada si presenterà solo il legale. Il suo assistito, il grossetano che si è opposto alla multa ricevuta sedici anni fa, nel frattempo è morto. L’aspetto più sconcertante è che non si è trattato di udienze su udienze, di un processo durato sedici anni che già sarebbe quantomeno insolito, ma di sedici anni, cioè 5.840 giorni, serviti per fissare la data della prima udienza. E non c’entra Poste Italiane, almeno stavolta. Se questo può essere di minima consolazione.

Cristina Rufini