Giovedì 2 Maggio 2024

Stalking, dalle attenzioni alla persecuzione

In aumento le denunce dall’approvazione della legge. Ma è possibile uscirne

Stalking

Stalking

Grosseto, 25 novembre 2014 - NEGAZIONE, senso di colpa e perdita di autostima. Sono i freni che troppo spesso bloccano le donne nel denunciare le violenze e le persecuzioni subite. Di questo e di molto altro si parlerà oggi nel corso della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che sarà celebrata anche in provincia di Grosseto con alcuni appuntamenti. La polizia per questa occasione ha organizzato un convegno per discutere di questo preoccupante fenomeno. Che ha nello stalking portato alle estreme conseguenze il fatto più eclatante, ma che ha molte altre sfaccettature. Inizia in maniera subdola con l’attenzione che si trasforma in ossessione. Molestie quotidiane, silenziose, difficili da individuare e da arrestare. Il sospetto si trasforma in paura, erode la libertà, fino a costringerti in una prigione soffocante.

QUESTO È lo stalking: comportamenti reiterati di sorveglianza, controllo, contatto pressante e minaccia, che invadono con insistenza la vita di una persona per toglierle la quiete e l’autonomia. Gli atti persecutori sono un reato, punito con condanne da sei mesi a cinque anni di reclusione. Dall’entrata in vigore della legge sullo stalking, il 25 febbraio 2009, è emerso un fenomeno dalle dimensioni allarmanti, con centinaia di richieste di aiuto da parte delle vittime: se i numeri impressionano per la loro crudezza, è ancor più sconcertante la casistica che l’introduzione del reato ha reso finalmente visibile. Le vittime possono querelare subito lo stalker o chiederne prima l’ammonimento: una risposta concreta ai cittadini, dopo un lungo oblio normativo. I comportamenti persecutori sono riconducibili a minacce o molestie reiterate, sia fisiche che sessuali che psicologiche, tali da causare uno stato di prostrazione che induce la vittima a modificare il modo di vivere quotidiano.

NELLO SPECIFICO, la legge, oltre a prevedere la pena della reclusione da sei mesi a cinque anni, ne prevede l’aggravante se il fatto è commesso dal coniuge anche separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva anche pregressa; se avviene in danno di un minore, di una donna incinta, di una persona disabile; se è commesso con armi, travisamento, strumenti informatici o telematici. Se, nell’escalation di atti persecutori accertati, il colpevole uccide la vittima, è punito con non meno di 21 anni di reclusione. Per una prima assistenza è attivo 24 ore su 24 il numero gratuito antiviolenza e stalking 1522, in grado di mettere in collegamento diretto le vittime con le Questure, offrendo anche supporto psicologico e giuridico.