Cinzia Leone porta in scena una commedia sulla 'mammità'

L'attrice: "A un certo punto dobbiamo staccare il cordone ombelicale per essere noi stessi"

L'attrice Cinzia Leone

L'attrice Cinzia Leone

Santa Fiora (Grosseto), 13 gennaio 2017 – Si prepara la sera prima della partenza cercando le gomme da neve per arrivare in montagna. Intervista sullo spettacolo e chiacchierata si confondono piacevolmente, tra una battuta e una perla di saggezza. L'attrice Cinzia Leone apre la stagione teatrale del comune di Santa Fiora, venerdì 13 gennaio alle 21, con la commedia “Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”. Uno spettacolo sulla “mammità”, come lo definisce la stessa Cinzia Leone, che lo ha scritto insieme a Fabio Mureddu che firma anche la regia, con la partecipazione di Federica Lugli.

Si è ispirata alla sua vita?

“Ho preso spunto dal mio vissuto ma non è uno spettacolo su mia madre. Chiaramente sono legata a lei e a tutto ciò che mi ha dato: amore, paure, desideri. A un certo punto della nostra esistenza, però, è necessario fare un distinguo tra i pensieri della madre e quelli nostri per essere veramente noi stessi, per fare ciò che realmente vogliamo. E quindi mi focalizzo sul distacco dal cordone ombelicale, su come la mamma condizioni spesso atteggiamenti, pensieri, il modo di essere e l’esistenza stessa dei figli. Una lettura comica dell’impronta che la madre lascia alla figlia e che a sua volta la figlia lascerà sui propri figli. Durante lo spettacolo vengo spesso interrotta da telefonate di mamma che mi sottopone problemi gastrici e intestinali, inizia così un divertente percorso sulle origini della vita e l’evoluzione della mamma”.

Ci sono stati dei cambiamenti nell'essere genitore?

“Sì, ma riguardano il costume. Questi ragazzini dopo la scuola sono impegnatissimi fra praticare vari tipi di sport, imparare a suonare magari più di uno strumento, apprendere lingue straniere. Insomma potrebbero benissimo dire: mamma, te prego, famme fa dieci giorni in una beauty farm, te lascio pure il cellulare. Questa è una moda omologante”.

Quando ha scoperto la sua propensione per la comicità?

“Mia madre è una comica. L'ironia me l'ha passata lei, come strategia per affrontare e superare il dolore. Ma per diventare attrice mi ci hanno quasi dovuto trascinare”.

Cosa la tratteneva?

“Forse la paura di non farcela, di non essere all'altezza. E invece poi è stato meraviglioso. Questo lavoro ha per me un significato liturgico, ci metto dentro tutta la mia capacità di amare”.

Quale regista le è rimasto nel cuore?

“Monicelli è sicuramente l'incontro artisticamente più importante della mia vita. Nessuno mi ha mai stimato quanto lui. Mi faceva sentire appagata. Mario rappresenta la mia felicità artistica perfetta. La sua perdita è stata un estremo dolore. Lo amo profondamente e ancora adesso ci parlo, magari guardando una sua foto”.

Durante le tournée c'è qualcosa di cui non può fare a meno?

“Cerco di liberarmi dai condizionamenti dovuti alle paure… Ma a volte mi porto un cuscino molto basso perché se mi capita alto non riesco a prendere sonno facilmente, oppure i tappi per le orecchie. E ci sono due cose essenziali: la bendina dell'occhio che mi ricorda la malattia che ho superato, e il fischietto di mio padre che era un tenore e lo usava per prendere il la”.