Giordana agli studenti: "Il cinema come arma per combattere la mafia"

L'incontro alla scuola Ungaretti

Marco Tullio Giordana incontra gli studenti della scuola 'Ungaretti'

Marco Tullio Giordana incontra gli studenti della scuola 'Ungaretti'

Grosseto, 23 febbraio 2016 - Regista della memoria, Marco Tullio Giordana con i suoi film è riuscito a rievocare in maniera asciutta e penetrante fatti importanti del nostro Paese. Scolpiti nella mente rimangono senz'altro "I cento passi'' e "La meglio gioventù". Il suo ultimo lavoro per la televisione, "Lea", ha riportato in luce un fatto di cronaca che scuote le coscienze ma che passò un po' in secondo piano, l'omicidio di Lea Garofalo nel novembre del 2009. Una donna coraggiosa che decise di opporsi all'attività malavitosa del marito e della sua famiglia. Il regista ieri è stato ospitato alla scuola media "Ungaretti" dell'Istituto Comprensivo Grosseto 3 nell'ambito del progetto lettura.

Un'occasione importante per parlare di legalità, tema su cui è bene insistere fin dai banchi di scuola. Le domande dei bambini con la loro semplicità arrivano dritte al punto. Perché ha deciso di parlare di mafia nei suoi film? A farsi "interrogare" dietro la cattedra, nell'auditorium della scuola media Ungaretti, il regista Marco Tullio Giordana che, con l'umiltà dei grandi, ha regalato una lezione di vita. "La mafia è la patologia più grave che ha il nostro Paese - spiega il regista - e ancora non si è trovata la cura. Ho pensato che il cinema potesse essere importante nel portare avanti una battaglia culturale. Amo l'Italia ma trovo vergognoso che personaggi che hanno perpetrato il male si trasformino in eroi".

Insieme alla sceneggiatrice Monica Zapelli, il regista ha parlato di mafia, legalità, ma anche di come si è avvicinato al suo mestiere. "Non ho studiato per fare cinema, non c'erano scuole. Ho imparato facendo l'aiuto regista di Roberto Faenza e poi cominciando subito a realizzare il mio primo film. È un lavoro artigianale - spiega Giordana - dove conta tantissimo l'esperienza. Si può partire quindi anche dal ruolo più umile, rubando con gli occhi tutto ciò che vedi per imparare. In parte è come uno sport di gruppo, bisogna saper stare insieme". Ha moderato l'incontro il giornalista Rai Vittorio Introcaso.

Gli studenti della "Ungaretti" erano stati preparati vedendo e commentando il film "Lea" con i loro insegnanti. In questa storia il coraggio non appartiene solo a Lea Garofalo che seppe opporsi allo strapotere della mafia e per questo uccisa e il suo corpo fatto sparire, ma anche a sua figlia Denise, minorenne all'epoca dei fatti, che testimoniò contro il padre, mandante dell'omicidio, e che vive ora sotto scorta. Film interpretato da Vanessa Scalera nel ruolo di Lea e Linda Caridi nei panni di Denise, è una coproduzione Rai Fiction e Bibi Film.

L'opera si basa su materiale d'inchiesta e sulle sentenze dei processi che hanno condannato all'ergastolo il marito di Lea, Carlo Cosco, e i suoi complici. Alla mattinata a scuola erano presenti anche i rappresentanti dell'associazione Libera, le cui bandiere volteggiano nel finale del film in segno di vittoria. "Il cinema - spiega Roberta Giorgi, referente di Grosseto per Libera - è uno strumento essenziale che ci aiuta a raccontare la mafia e le sue dinamiche ai giovani in maniera più diretta ed efficace. La nostra associazione adesso è impegnata nei Cento passi verso il 21 marzo, giorno in cui vengono letti i nomi di tutte le vittime di mafia. Senza memoria non c'è futuro. Noi portiamo avanti la memoria, voi ragazzi siete il futuro".

Durante la mattinata è stato proiettato il video "Verità, giustizia, legalità" realizzato dalla scuola media Ungaretti per il progetto lettura, in collaborazione con Libera e con Francesco Fontana Antonelli, studente del Liceo artistico. "Quando entriamo nelle storie criminali delle famiglie mafiose - dice la sceneggiatrice Zapelli - scopriamo un mondo orribile in cui sono negati libertà e amore. Le regole mafiose, infatti, superano qualsiasi vincolo, anche quello tra un padre un figlio".