Ici per le scuole paritarie: 16 istituti maremmani rischiano grosso

Una recente sentenza della Cassazione impone il pagamento delle imposte sugli immobili anche ai plessi gestiti da religiosi. Oltre mille studenti coinvolti nel Grossetano: la cautela degli addetti ai lavori

Scuole paritarie e imposte sugli immobili: sono sedici gli istituti nell’orbita della Diocesi di Grosseto

Scuole paritarie e imposte sugli immobili: sono sedici gli istituti nell’orbita della Diocesi di Grosseto

Grosseto, 28 luglio 2015 - Sedici istituti scolastici (dall’asilo nido al liceo) e oltre mille studenti appesi a una rivoluzionaria sentenza della Cassazione. Quella che a Livorno ha imposto a due scuole paritarie di pagare l’Ici (nelle more del processo diventata nel frattempo Imu). Nella sola Diocesi di Grosseto sono appunto sedici le scuole private gestite da enti religiosi che potrebbero essere travolte dagli effetti della sentenza della Suprema Corte, pubblicata qualche giorno fa. Un verdetto che ha fatto scalpore, tanto che ieri il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, ha deciso di intervenire per fare chiarezza. «La questione del pagamento dell’Ici da parte della scuola paritaria di Livorno – ha spiegato – non è ancora decisa né è stata emessa una sentenza definitiva: sarà una nuova sezione della Commissione tributaria regionale della Toscana a dover decidere».

Insomma, la Cassazione ha annullato con rinvio in quanto il giudice «non aveva congruamente motivato» sulla prova del ‘no profit’, requisito decisivo che fa scattare l’esenzione. Il tutto tenendo anche conto di una indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa (che sarebbero potuti derivare da una interpretazione dell’esenzione non rigorosa). Ma la «ricetta» per essere esentati dal pagamento dell’Ici-Imu-Tasi sembra esserci. Le scuole paritarie per non versare l’imposta comunale devono essere gestite da un’associazione no profit e, soprattutto, la retta richiesta deve essere simbolica, tale da coprire solo una parte dei costi. A fissare lo spartiacque tra le scuole che devono pagare l’imposta comunale sugli immobili è una serie di paletti normativi. Sono chiari, ma la loro applicazione appare non univoca: nessuna norma fissa una soglia o una percentuale per chiarire quale retta possa essere considerata simbolica. Questo è un chiaro frutto del compromesso tra la volontà del legislatore italiano di «alleggerire» le scuole paritarie, in gran parte tenute da istituzioni religiose cattoliche, e la necessità di rispettare le regole dettate dalla Commissione Ue per non incappare nei rilievi previsti contro gli «aiuti di Stato».

Uno scenario ancora in piena evoluzione, insomma. Tra gli addetti ai lavori maremmani, infatti, c’è grande cautela nel commentare la notizia. «Una sentenza che porterebbe a scenari di chiusura delle scuole paritarie – taglia corto don Pier Mosetti, responsabile del coordinamento scuole cattoliche della Diocesi – ma non credo sia questa la volontà del governo».

«Sono fiducioso – assicura Alessandro Vergni della Fondazione Chelli – perché c’è la consapevolezza che le scuole paritarie svolgono un compito per tutta la collettività e permettono allo Stato di risparmiare molto sull’istruzione, per questo imporre il pagamento delle imposte sugli immobili sarebbe un boomerang».