Processo Concordia, parola alle parti civili. Scintille in aula con Costa Crociere

L'avvocato Gabrielli: "La pistola fumante in mano a Schettino l'ha messa Costa Crociere" Schettino, la procura chiede 26 anni, "Dio abbia pietà di lui, noi no"; l'ex comandante: "Non scappo"-AUDIO / IL PARROCO DEL GIGLIO: "NON SI PUO' PERDONARE" / LA DIFESA: "QUASI ERGASTOLO, MANCO A PACCIANI" / "SI POTEVA CHIEDERE DI PIU'" / "NON MERITA ATTENUANTI" / PERICOLO DI FUGA / "DIO ABBIA PIETA' DI SCHETTINO" / "SCHETTINO HA ABBANDONATO LA NAVE PRIMA DI MEZZANOTTE E 25"

IN AULA Francesco Schettino durante l’ultima udienza, nel riquadro il pubblico ministero Maria Navarro

IN AULA Francesco Schettino durante l’ultima udienza, nel riquadro il pubblico ministero Maria Navarro

Grosseto 27 gennaio 2015 – E’ il momento delle parti civili oggi al processo Concordia. Di chi in questo processo ha assistito i naufraghi o le vittime. Coloro che non ce l’hanno fatta a superare quella tragica notte. Parla Massimiliano Gabrielli, avvocato che assiste due naufraghi stranieri, tra i pochi legali che hanno assistito alla gran parte delle udienze di questo lungo processo.

Il legale è partito dal sottolineare che se le responsabilità di Schettino sono enormi, se è vero che lui ha impugnato la “pistola fumante”, quella pistola "gliel’ha messa in mano Costa Crociere”. “Ci siamo battuti per arrivare a una condanna di Schettino - ha precisato Gabrielli - abbiamo sentito il pm elencare le responsabilità mostruose dell’imputato. Schettino ha ammazzo 32 persone e ne ha messe in serio pericolo di vita altre 4mila. Il pubblico ministero in questo ha svolto un lavoro fantastico, ha disegnato momenti in cui la responsabilità dell’ex comandante è stata dimostrata senza dubbio alcuno. La pistola fumante è stata la menzogna, Schettino mente alla Capitaneria, all’equipaggio, anche a se stesso. Non riesce neanche a se stesso a pronunciare la parola ‘abbandonare’. E’ in quel momento che Schettino condanna a morte le 32 persone per impiegare il tempo per fare risparmiare Costa Crociere cercando di salvare la nave e far risparmiare la compagnia di navigazione, che con l’unità di crisi non ha aiutato a prendere decisioni diverse. Quella pistola fumante in mano a Schettino ce l’ha messo qualcuno che per una logica di risparmio ha affidato una simile nave a un uomo tendente alla menzogna, come la compagnia sapeva bene. Diciamo che Schettino e Costa hanno deciso di lavare i panni sporchi in casa”. Per questo l’avvocato Gabrielli chiede che il Tribunale di Grosseto oltre Schettino condanni anche il responsabile civile a una pena pecuniaria esemplare che risarcisca chi ha rischiato di perdere la vita.

“Vi chiedo di avere il coraggio di concludere in modo straordinario questo processo, condotto con straordinaria efficienza - ha concluso la sua requisitoria Gabrielli - di riconoscere quanto hanno sofferto i naufraghi. Vi chiedo di tracciare una linea, di fare in modo che non esista mai più una Concordi. Condannate nel modo più severo possibile per le sue colpe Schettino, ma condannate anche chi ci ha guadagnato, chi si è riempito le tasche. Chi ha guadagnato sulla prevedibilità dei 32 morti, perché abbassare la sicurezza significa alzare il rischio, la vera condanna esemplare non è per Schettino. Colpire l’uomo non serve. Serve una dura punizione a tutti”.

Scontro tra Costa Crociere e un avvocato di parte civile. Quasi al termine dell'arringa di Gabrielli, che ha accusato Costa Crociere di “avere messo in mano la pistola a Schettino", i legali della compagnia di navigazione Marco De Luca, Laura Miani, Ottavio Malugani e Simona Brizzi sono usciti dall'aula, nonostante qualche disappunto del presidente del Collegio Giovanni Puliatti. Il motivo lo ha spiegato qualche minuto dopo lo stesso De Luca, “Ho sentito un cumulo di sciocchezze in aula. Un cumulo di sciocchezze. E credo che in un processo penale serva un minimo di conoscenza del diritto prima di prendere la parola. Era il processo contro una persona fisica, Francesco Schettino, non contro altri. Abbiamo ritenuto di lasciare l'aula perché è stato detto qualcosa che non ha la benché minima possibilità di essere ascoltato: cioè che in qualche misura Costa Crociere avrebbe potuto prevedere un disastro simile. Questo è intollerabile, diciamo che il presidente avrebbe dovuto impedire che simili sciocchezze venissero dette”. Quanto al danno punitivo che Gabrielli ha chiesto venga imputato dal Tribunale a Costa, con un pesante risarcimento pecuniario, De Luca ha replicato: “Non esiste questo strumento nel nostro diritto. Per discutere di questi tempi ci vorrebbe un minimo di conoscenze giuridiche che questa mattina non ho visto in aula”. Il processo riprenderà domani con le arringhe di altre parti civili.