Venerdì 19 Aprile 2024

Schettino, la procura chiede 26 anni, "Dio abbia pietà di lui, noi no"; l'ex comandante: "Non scappo" / AUDIO

La richesta della Procura nell'ambito del processo per la morte delle trentadue persone nella notte del naufragio DI CRISTINA RUFINI / IL PARROCO DEL GIGLIO: "NON SI PUO' PERDONARE" / LA DIFESA: "QUASI ERGASTOLO, MANCO A PACCIANI" / "SI POTEVA CHIEDERE DI PIU'" / "NON MERITA ATTENUANTI" / PERICOLO DI FUGA / "DIO ABBIA PIETA' DI SCHETTINO" / "SCHETTINO HA ABBANDONATO LA NAVE PRIMA DI MEZZANOTTE E 25" /

IN AULA Francesco Schettino durante l’ultima udienza, nel riquadro il pubblico ministero Maria Navarro

IN AULA Francesco Schettino durante l’ultima udienza, nel riquadro il pubblico ministero Maria Navarro

Grosseto, 26 gennaio 2015 -  La procura di Grosseto, per voce del pm Maria Navarro, ha chiesto 26 anni di reclusione e tre mesi di arresto (quest'ultima è un'ammenda per l'omessa comunicazione alle autorità) per Francesco Schettino. Chiesta anche la custodia cautelare in carcere per il pericolo di fuga.

SCHETTINO: "IO NON SCAPPO" - «Non scappo. Sono a disposizione dell'autorità giudiziaria, mi si dica quello che devo fare»: è il commento di Francesco Schettino diffuso tramite i suoi legali sulla richiesta di arresto formulata dal pm di Grosseto. Schettino, che ha assistito a quasi tutte le udienze del processo sulla Costa Concordia, oggi non era in aula.

La requisitoria è finita con questa frase:  "Dio abbia pietà di Schettino, perché noi non possiamo averla". Così il pm Stefano Pizza ha terminato la sua parte, lasciando la parola alla collega Maria Navarro che dopo  una breve pausa dell'udienza, ha iniziato la sua requisitoria con la richiesta di condanna.

Il sostituto Maria Navarro (ora anche facenti veci di procuratore capo, da quando è andato in pensione Francesco Verusio) ha concluso la propria parte di requisitoria indicando il numero degli anni a cui l’imputato dovrebbe essere condannato. 

PARLA IL PROCURATORE DI FIRENZE - Al termine dell'intervento del pm Maria Navarro, uscendo dall'aula, il procuratore generale di Firenze, Tindari Baglione, ha commentato la richiesta di condanna a 26 anni di reclusione e tre mesi di arresto. "Quando me ne hanno parlato l'ho ritenuta un po' bassina - ha commentato - considerando che come è stato spiegato sono stati dati dieci anni per un omicidio di strada. Comunque la mia presenza qui è per mostrare la vicinanza alla procura a questi tre ragazzi per i quali è già pronto un elogio da inserire nel loro fascicolo personale e, partendo proprio da questo processo, auspico la creazione di una task force in vicende particolarmente complesse, che affianchi il lavoro ordinario della procura".

Riprende così il processo all’ex comandante della Concordia, per il rush finale che dovrebbe portare alla sentenza del Collegio dopo il 10 febbraio. Con oggi si chiude quindi la durissima requisitoria dell’accusa. Due giorni di ricostruzione del naufragio, dalla partenza da Civitavecchia fino all’abbandono della nave al Giglio. Di sferzanti attacchi al comportamento del comandante che il pm Alessandro Leopizzi ha descritto come una persona abituata alla menzogna, che nell’emergenza è apparsa come «come un pugile suonato», messo all’angolo dagli eventi, dalla bramosia di mostrare le proprie arte marinaresche e dall’incapacità di reagire. «Tutti i 32 morti – ha spiegato il magistrato – sono morti a causa della gestione vigliacca dell’emergenza, non per la collisione». Un ritratto impietoso di colui che per la procura è il principale responsabile del tragico naufragio.

Al collega Stefano Pizza, venerdì scorso, è toccato il delicato compito di ricordare le 32 vittime, una ad una sono state raccontate nei loro ultimi istanti di vita, così come è stato possibile ricostruirli dai racconti dei sopravvissuti che li conoscevano e li hanno notati sulla nave mentre cercavano di mettersi in salvo. Particolarmente drammatico il video mostrato dalla procura in cui si vede il corpicino della piccola Dayana abbracciato a quello del padre Williams, nel pozzo creatosi al ponte 4, vicino l’internet Café. Un momento struggente, di commozione concluso con l’intervento del giudice Giovanni Puliatti: «Basta così». Qualcuno si è chiesto se era proprio necessario mostrare le immagini del ritrovamento dei corpi da parte dei sommozzatori. Dubbio lecito, comprensibile. Non sappiamo se era necessario, sicuramente è meglio non dimenticare, meglio capire fino in fondo come quelle povere persone sono morte e comprendere se avrebbero potuto salvarsi.

Per la Procura avrebbero potuto se solo le fasi dell’emergenza fossero iniziate subito dopo la collisione. Al termine della requisitoria inizierà subito la fase delle arringhe. La parola passerà quindi ai legali delle parti civili e poi al responsabile civile. Si andrà avanti fino al termine, ininterrottamente. Conclusa anche questa fase, ci saranno alcuni giorni di stop, per riprendere il 5 e il 6 febbraio con i giorni dedicati alla difesa.

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