Venerdì 26 Aprile 2024

Il gran varietà di Ruffini: "Più social, più asociali"

Al Teatro Moderno lo spettacolo del comico livornese

Paolo Ruffini (foto Lanari)

Paolo Ruffini (foto Lanari)

Grosseto, 5 dicembre 2014 - Il teatro Moderno smette i panni di aula di tribunale per il processo Condordia e torna a "fare" il teatro. Sabato 6 dicembre alle 21 andrà in scena lo spettacolo #iodoppio di Paolo Ruffini. "Mamma mi ha chiamato al cellulare – racconta il comico livornese – per dirmi che mi aveva visto al Tg1. Infatti dietro a Schettino, fuori dal teatro, si vedeva il cartellone con la mia faccia per lo show a Grosseto. Se viene anche lui, lo doppio".

Doppiaggi di celebri film ma anche monologhi.

"Lo spettacolo è diventato un grande varietà. Se al cinema in questo periodo dell’anno proiettano i film panettone, io propongo il teatro panettone. Mi accompagna una band, ci sono momenti dedicati al monologo, poetici, che inducono a riflettere, spazi per il doppiaggio, anche con il coinvolgimento in maniera attiva del pubblico".

Come rendi protagonista il pubblico?

"Intanto si chiede agli spettatori di lasciare i cellulari accesi, come se fossero a casa propria e prendessero parte a una festa. Il cinema sta andando sempre di più verso il 3D, ma il teatro lo è per natura tridimensionale. Scendo le scalette e sto in mezzo al pubblico, qualcuno sale sul palco per divertirsi".

Un pubblico di tutte le età.

"Mi emoziona sentire che i ragazzi di quattordici anni sanno alcune delle mie battute a memoria, e mi rende orgoglioso aver superato tre generazioni in platea: vuol dire che si crea una magia particolare".

Che temi affronti nei monologhi?

"Parlo dei social network, che ci hanno resi più asociali perché è normale ormai vedere tavolate dove la maggior parte delle persone sta a guardare lo smartphone per mandare messaggi, caricare foto... E in particolare rifletto su come ci ha cambiato la vita Facebook".

Sei molto attivo con il tuo profilo su Fb. Anche lì cerchi di portare un po’ di allegria?

"Sul web esplode facilmente la rabbia, proliferano i commenti negativi anche senza ragione, l’invidia, il bullismo. Sarebbe bello tornare ai tempi di quando eravamo piccini noi, in cui c’era meno aggressività. Se facevi vedere la foto di una bistecca non c’era subito chi ti dava dell’assassino perché mangi la carne e non sei vegetariano; oppure se facevi vedere le foto della tua vacanza a Cortina non ti commentavano: beato te che ci puoi andare, noi non abbiamo i soldi nemmeno per arrivare a fine mese, e così via. Con i miei post e le mie condivisioni cerco di portare un po’ di leggerezza ma anche di far vedere che esistono anche cose belle e che fanno bene al cuore".

Un monologo, invece, è dedicato al cinema. Soddisfatto della nuova esperienza da regista?

"Sì, tanto. ‘Tutto molto bello’ è un film buono, che piace".

Riesci a essere autorevole nel dirigere i colleghi pur mantenendo il tuo stile scanzonato?

"Quando faccio il regista ho delle responsabilità. Finora ho potuto fare i miei film con amici, scemi come me (ride, ndr), che mi hanno consentito di rimanere spontaneo".

Irene Blundo