Igor Righetti impugna il testamento di Alberto Sordi: causa da 40 milioni

Il giornalista Rai grossetano è tra i 37 parenti dell’attore che mettono in dubbio le ultime volontà della sorella Aurelia su un patrimonio milionario. Tre rinvii a giudizio per circonvenzione d’incapace

Igor Righetti in una foto di qualche anno fa con il prozio Alberto Sordi

Igor Righetti in una foto di qualche anno fa con il prozio Alberto Sordi

Grosseto, 9 maggio 2015 - I ricordi maremmani insieme allo zio Albertone sono legati al 1982 e alle riprese di un film che mise di fronte due grandi protagonisti del cinema italiano: In viaggio con papà. «Sulle spiagge di Cala di Forno fu girata una parte importante della pellicola con Carlo Verdone. Spesso cenavamo in famiglia, nello studio di scultura mio padre Alessandro nel parco di Alberese, con la ricotta maremmana e il pane con i pomodori di campo. Cose semplici, come era semplice Alberto Sordi».

Parola di Igor Righetti, grossetano di nascita, affermato giornalista, conduttore in tv e radio e docente di comunicazione. Celebre grazie alla trasmissione Il ComunicAttivo che conduce dal 2003 su Rai Radio Uno. I suoi primi passi nel mondo dei media li ha mossi alla redazione di Grosseto de La Nazione di cui è stato collaboratore in anni giovanili.

Oggi è tra i 37 parenti dello straordinario istrione che hanno impugnato il testamento scritto nel 2011, con il quale Aurelia Sordi ha lasciato i beni del fratello alla Fondazione museo Alberto Sordi. Due conti correnti per venti milioni circa, la villa fra l’Appia Antica e le Terme di Caracalla, valore stimato altri venti milioni, più azioni del Campus biomedico di Trigoria, al quale Sordi donò i terreni per la costruzione.

Il nonno di Igor, Primo, era cugino di Sordi da parte della mamma dell’attore, Maria Righetti. E sono tanti i ricordi che legano la sua famiglia al divo romano: dal nonno che gli regalò il primo smoking per esibirsi al teatro Ambra Jovinelli, fino al padre che in anni giovanili è stato a capo della sua claque negli spettacoli di varietà. Quella tra Igor e Alberto è una parentela di sesto grado, l’ultima che concede l’accesso all’eredità.

Dopo la morte di Aurelia a 97 anni, nell’ottobre scorso, è partita l’azione giudiziaria dei 37 familiari legata alla presunta incapacità di intendere e volere della donna negli ultimi anni. I dubbi si fondano sui risultati di un’inchiesta penale: il presunto raggiro ai danni di Aurelia messo in piedi dall’autista di fiducia Arturo Artadi, dal notaio Gabriele Sciumbata e dall’avvocato Francesca Picolella. Per loro, il pm Eugenio Albamonte ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di circonvenzione d’incapace verso Aurelia: l’avrebbero indotta a stipulare atti di donazione per 2,3 milioni a sei domestici, oltre a farle firmare una procura generale in favore di Artadi a operare sui suoi conti correnti. In sostanza a gestire un patrimonio da oltre 30 milioni.

«Non entro nei particolari della causa per i quali si dovrebbero sentire gli avvocati Andrea Maria Azzaro e Francesca Coppi – spiega Igor Righetti – noi abbiamo saputo solo dai giornali dell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma e abbiamo voluto veder chiaro su una vicenda dai contorni inquietanti, costituendoci anche parte civile. Non è vero che Alberto non amava i suoi parenti, non ne parlava spesso solo per la riservatezza che lo caratterizzava».

Un’amara commedia all’italiana. Finita nell’aula di un tribunale.

Federico D'Ascoli