Accoglienza profughi, chiesto il sequestro di 250mila euro

I collaboratori della Onlus che gestisce alcune strutture vogliono fermare i contribuiti della prefettura

L’avvocato Alessandro Antichi assiste i collaboratori della Onlus che hanno chiesto il sequestro preventivo

L’avvocato Alessandro Antichi assiste i collaboratori della Onlus che hanno chiesto il sequestro preventivo

Grosseto, 27 maggio 2016 – Speravano di non dover arrivare a simili estremi, ma il non aver ricevuto i soldi che spettano loro per il lavoro svolto, li ha portati a chiedere il sequestro preventivo delle somme che la società «Partecipazione e sviluppo» deve ancora incassa dalla prefettura di Grosseto. Fino alla concorrenza di 250mila euro.

Il giudice del lavoro Marco Mezzaluna deciderà nell’udienza di lunedì prossimo. E’ la mossa che hanno deciso di intraprendere i collaboratori che si sono impegnati per conto della Onlus che gestisce, in Maremma, le strutture di accoglienza profughi di Ghirlanda, Gerfalco, Roccastrada, Venelle, Gavorrano e Castellaccia. Assistiti dall’avvocato Alessandro Antichi (nella foto). La gestione delle strutture maremmane da parte dell’azienda di Lucca era iniziata dopo la partecipazione al bando della prefettura per individuare quelle idonee a gestire la presenza dei migranti.

Ma, di fatto, secondo quanto raccontato dall’allora referente sul territorio della Onlus, Luciano Fedeli, «la gestione delle strutture è stata lasciata completamente nelle mani di dieci collaboratori e due volontari – ha spiegato – per ogni singola necessità c’erano loro che provvedevano».

Anche con soldi propri. La «patata bollente» è venuta alla luce il 6 ottobre dello scorso anno, quando nel centro di accoglienza di Roccastrada, furono trovati al lavoro due volontari che erano convinti di essere già schedati come tali, ma che in realtà non risultavano negli elenchi della Onlus. Da qui la frattura insanabile tra azienda e personale e la decisione di questi ultimi di intraprendere le vie legali. Dopo il deposito in tribunale degli atti per avviare la causa di lavoro, nei giorni scorsi è stata fissata la data per discutere la richiesta di sequestro preventivo.

I collaboratori estromessi chiedono il riconoscimento dello stato di dipendenti a tutti gli affetti della Onlus. Con il conseguente riconoscimento di stipendi e contribuzioni. Fatti due conti, si capisce bene il motivo per cui l’associazione che gestisce centri di accoglienza anche a Sassari e a Lucca preferiva inquadrare il personale con contratti Cocopro: il risparmio di 113.897 mila euro sulle retribuzioni, considerando che la contribuzione Inps per le collaborazioni è del 50 per cento inferiore a quella dovuta per i dipendenti.

«Purtroppo c’è un larghissimo utilizzo delle collaborazioni a progetto – ha spiegato l’avvocato Antichi – spesso utilizzate per aggirare l’assunzione, ma chiedendo alle persone di eseguire mansioni diverse da quelle previste».

Cristina Rufini