Venerdì 3 Maggio 2024

Processo Concordia, la requisitoria del pm: "Schettino portato per natura a mentire" / AUDIO

Momento-chiave del processo contro l'ex comandante per la morte di 32 persone nel naufragio. Il comandante presente in aula OLTRE SESSANTA MILIONI AI PASSEGGERI / GUARDA LE FOTO / CONCORDIA, UN MILITARE DELLA CAPITANERIA PER ALLEGGERIRE LE COLPE DI SCHETTINO

Francesco Schettino

Francesco Schettino

Grosseto 22 gennaio 2015 – E’ in corso la requisitoria del pubblico ministero al processo contro Francesco Schettino. E’ assente l’imputato, che dopo l’udienza di ieri ha deciso di non presenziare alle accuse che la procura di Grosseto infilerà una dietro l’altra nei suoi confronti. Presente invece, tra il pubblico, l’ex procuratore capo della Repubblica Francesco Verusio, in pensione da sabato scorso, che è venuto a sostenere i suoi “ragazzi”. Intanto in aula è arrivato, accompagnato dal suo avvocato, anche Francesco Schettino. 

"CONDOTTA INESCUSABILE - «La condotta di Schettino è inescusabile, inenarrabile, prese un granchio cercando la sua nave sul monitor, senza vederci bene e buttando un'occhiata 'fugacè, come dice lui», e «credendo di essere un miglio indietro», «non si ferma, fa un errore marchiano ai limiti dell'incredibile». Così prosegue la requisitoria del pm Alessandro Leopizzi parlando anche di «valutazioni testicolari dell'imputato» mentre la nave va a 16 nodi «in acque ristrette» vicino a un'isola e all'imbocco di un porto (al Giglio) dove «l'ondata della Concordia avrebbe potuto rovesciare eventuali gozzi da pesca che anche a gennaio potevano uscire in mare e che, miracolosamente, non c'erano». «Schettino - ha detto Leopizzi - vuole davvero passare vicino al porto del Giglio, su richiesta del maitre Tievoli: da otto minuti vicino al radar sta inventandosi una rotta sul momento, naviga 'a bracciò», «la Concordia era in un altro punto rispetto a quanto credeva». Sulla plancia, ha anche detto il pm, «Schettino ha detto che non sopportava il disturbo e che gli davano fastidio i giapponesi in visita di cui peraltro non c'è conferma: ma quella sera del naufragio - ha affermato Leopizzi - riempì la plancia di gente che rideva e scherzava». Schettino «non si preoccupò di mettere una vedetta», «neanche dopo i fraintendimenti col timoniere», anzi «l'aletta di sinistra diventa palco d'onore per i suoi ospiti in plancia».

"SCHETTINO NON CI VEDE BENE" - «Perché Schettino non resettò da sé il radar quando arrivò in plancia di comando dopo la cena? Perché Schettino non ci vede. Lo ha dichiarato lui stesso: 'Non vedo bene il monitor in modalità notturnà». Lo ha detto il pm Alessandro Leopizzi nella requisitoria aggiungendo che Schettino «inoltre non ebbe nemmeno l'umiltà di chiedere che le modifiche alla rotta venissero poste sul radar dai suoi ufficiali sapendo che di notte ci vedeva male». Anche per questo la Concordia finì sugli scogli. Il pm Leopizzi sta disarticolando la difesa che lo stesso Schettino ha fatto quando è stato interrogato in aula accusando, a sua volta, i suoi ufficiali e in particolare Ciro Ambrosio che lo sostituiva alla guardia, al governo della nave, mentre lui cenava. «Ufficiali che - ha detto il pm - hanno comunque pagato (col patteggiamento del luglio 2013, ndr) per le loro colpe». E sul mutismo dei suoi ufficiali in plancia il pm Leopizzi ha chiosato: «Ma il primo ufficiale» cioè Schettino «è il diretto interessato» ai mutamenti della rotta e a quanto succedeva nella navigazione «ma non esplicita l'inerzia dei suoi ufficiali, anche lui sta zitto e non dice niente», «non fa reminding ai suoi, non suggerisce, non ordina. Le condotte di Schettino sono state altrettanto insufficienti».

Il sostituto Alessandro Leopizzi ha iniziato con una suggestiva premessa con la quale in sostanza ha sottolineato come il disastro Concordia non sia un giallo italiano, una vicenda misteriosa alla Ustica: “Significherebbe non portare giustizia alla realtà”, ha dichiarato il pm. La requisitoria è proseguita con un’analisi della personalità di Schettino “portato per natura come alcuni suoi superiori nel tempo hanno riferito, su tutti il commodoro Mario Terenzio Palombo, a mentire. A dire bugie invece di ammettere di avere sbagliato”.