Roma, 13 agosto 2012 - Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, vuole vederci chiaro sulle misure di sicurezza del presidente della Camera. Ha chiesto al capo della polizia, Antonio Manganelli, «un’approfondita relazione sulle modalità del dispositivo di sicurezza predisposto». Il messaggio è chiaro: non si scherza coi soldi dei contribuenti, soprattutto in tempo di crisi. La questione va chiarita fino in fondo.

La «questione» è legata ai servizi pubblicati da Libero e Il Giornale sull’odiatissimo presidente della Camera e riguarda le vacanze di Gianfranco Fini all’Argentario. Vacanze inaugurate cinque anni fa dopo una vita trascorsa nella più «casalinga» Anzio. Per garantire la sicurezza di Fini e della sua famiglia ad Ansedonia — la compagna Elisabetta Tulliani e le figlie — si muove un piccolo battaglione di uomini che ha a disposizione alcune camere in un albergo a tre stelle di Orbetello, distante una decina di chilometri.

Da inizio luglio a fine agosto — secondo quanto riferiscono i quotidiani di area berlusconiana — la pensione lascia a disposizione dei nove uomini della scorta altrettante camere singole. A prescindere dalla presenza o meno, sul litorale, del presidente della Camera che, soprattutto quest’anno, da quelle parti si è fatto vedere poco.

Il costo della pensione è di 80 euro al giorno (prezzo di favore) ma il problema è che i giorni sono tanti (due mesi). Di qui il calcolo di Libero di circa 80.000 euro a stagione (cibi compresi) che Il Giornale rincara moltiplicandolo per cinque anni fino al totale di 220.000 euro. Soldi che, sostengono i quotidiani, sarebbero sborsati non dal presidente della Camera ma dai cittadini. Ieri Fini ha deciso di rispondere alle insinuazioni.
«Le modalità per garantire la sicurezza della mia persona in ragione della carica istituzionale ricoperta, sono decise autonomamente dai competenti organismi del Ministero dell’Interno — riporta una nota della presidenza di Montecitorio —. Dal giorno in cui sono stato eletto presidente della Camera a oggi non ho mai chiesto né, tantomeno, ho mai usufruito di servizi diversi e men che meno di privilegiati e di favore». Nella nota Fini annuncia querele agli organi di informazione che hanno avanzato sospetti sul suo operato.
Ma, come due anni fa quando al centro delle polemiche c’era la villa di Montecarlo — lasciata in eredità ad An e finita nelle mani del «cognato» di Fini, il fratello di Elisabetta Tulliani — la «questione» sembra ben lungi dall’essere chiusa.

Fini ha precisato di avere a disposizione un pool per la sicurezza secondo decisioni prese dagli organi di polizia, così come è sempre la polizia a organizzare i turni del personale e la relativa sistemazione. Come accade per tutte le cariche equivalenti. Ma il punto non è questo. C’è chi, e sono molti soprattutto dentro Fli, il vicepresidente Bocchino in testa, mette in relazione la nuova «campagna di fango» con il preannunciato ritorno in campo di Berlusconi. Dice Flavia Perina: «L’Italia deve prepararsi a una campagna elettorale senza esclusione di colpi».

s. m.