Burkini: nessun divieto sulle spiagge di Grosseto

Il sindaco di centrodestra Antonfrancesco Vivarelli Colonna sposa la linea Alfano, ma a livello personale la pensa come Salvini

Una donna tunisina in spiaggia con il burkini (Afp)

Una donna tunisina in spiaggia con il burkini (Afp)

Grosseto, 19 agosto 2016 - Un po’ come Alfano, un po’ come Salvini. Sulla questione burkini, il costume integrale indossato dalle donne islamiche, il pensiero del sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna è accorto. Un tempo si sarebbe detto «cerchiobottista». Del resto è stato eletto primo cittadino grazie a una coalizione larga, con molteplici sensibilità. Andare sparato sulle posizioni della Lega Nord, che eppure ha un bel peso in Giunta, avrebbe potuto creargli qualche difficoltà. E in fondo il gioco non sarebbe valso la candela, visto che come sottolinea lo stesso Vivarelli Colonna nella sua dichiarazione ufficiale sul caso burkini, tutte queste donne che indossano il costume integrale sulle spiagge italiane non se ne vedono. E di certo non se ne vedono sulla costa grossetana. Così, anche se il leader della Lega Nord Matteo Salvini si era appellato a tutti i sindaci «che amministrano le città di mare» di fare come a Cannes e vietare l’accesso alle donne in burkini, Antonfrancesco Vivarelli Colonna sposa la linea Alfano. Ma, in maniera molto abile, tra le righe della sua dichiarazione copia e incolla una delle frasi di Salvini: «Il burkini è una costrizione per la donna».

Il sindaco di Grosseto, dunque, salva capra e cavoli, e di vietare il velo integrale in spiaggia proprio non se ne parla. «Non possiamo certo considerare il burkini un problema che riguarda la nostra comunità – scrive Vivarelli Colonna – Sinceramente non mi pare che le nostre spiagge siano affollate di donne che indossano questo indumento. Fermo restando che la nostra Costituzione garantisce la libertà di espressione religiosa, credo che l’unico problema possa essere di sicurezza, dato che una legge dello Stato vieta la copertura del volto quando non lo renda riconoscibile. In questo caso, però, la copertura è solo parziale. Personalmente, come privato cittadino, ritengo il burkini una costrizione per la donna. Come amministrazione consideriamo intoccabile la libertà di scelta di ciascuno, soprattutto in campo religioso e siamo rispettosi dei nostri ospiti qualunque sia la loro provenienza; al contempo esigiamo il medesimo rispetto verso le nostre leggi».