Omicidio di Irina, chiuse le indagini. A Bertini contestata anche la premeditazione

Si chiude il cerchio dopo 9 mesi, la difesa voleva una perizia psichiatrica / LE FOTO / L'OMICIDIO DI IRINA: LA DONNA HA LOTTATO, STRANGOLATA SUL LETTO / OMICIDIO DI IRINA, IL FIDANZATO HA CONFESSATO: "L'HO UCCISA IO"

Il Ris nell'appartamento di via Ansedonia (Aprili)

Il Ris nell'appartamento di via Ansedonia (Aprili)

Grosseto, 30 luglio 2014 - SERGIO Bertini è accusato di avere ucciso Irina Meyntser strangolandola sul letto dopo una scenata di gelosia. E non per un raptus di follia: ma l’assassinio il tecnico informatico grossetano, lo meditò, elaborandolo e organizzando anche tutti i particolari. E’ questa la conclusione a cui è giunta la procura di Grosseto per l’omicidio di Irina Meyntser, la 46enne colf russa del Krasnodar, uccisa dal suo compagno Sergio Bertini il 13 ottobre scorso, che tentò anche di disfarsi del cadavere, gettandolo in una scarpata nei dintorni di Porto Ercole. «Omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione»: è questa l’accusa — riportata nell’avviso di chiusura indagini — (insieme all’occultamento di cadavere) che i tre magistrati grossetani, Laura D’Amelio, Marco Nassi e Francesco Verusio, contestano all’uomo, il quale peraltro ha già confessato di averla uccisa dopo un’interrogatorio durato sei. Si tratta della fine di nove mesi di indagini serrate, condotte dai carabinieri, che nel giro di una settimana smascherarono tutto il castello di cartone che il tecnico informatico si era costruito per beffare gli inquirenti. Prima uccidendo la donna, poi inscenando la sua scomparsa e soprattutto l’occultamento del cadavere per poi denunciarne anche la scomparsa addirittura in televisione a «Chi l’ha visto?» quattro giorni dopo la scomparsa.

NOVE mesi che però sono stati pieni di insidie per l’accusa, prima fra tutte l’attesa riguardo le consulenze tecniche dei Ris di Roma (che effettuarono i sopralluoghi nell’appartamento di via Ansedonia dove si consumò il delitto), ma anche del medico legale e dell’ingegnere informatico. E soprattutto perché la difesa (il legale di Bertini è l’avvocato Tommaso Galletti) aveva fatto richiesta di incidente probatorio per una perizia psichiatrica al fine di dimostrare che Bertini era incapace di intendere e di volere al momento del fatto.

FERMA l’opposizione della procura, corroborata anche dalla decisione del gip che ha rigettato la richiesta di Galletti, permettendo alla magistratura inquirente di chiudere le indagini. L’avvocato difensore del tecnico informatico aveva anche presentato una consulenza psichiatrica dove si asserisce (grazie allo studio di due esperti) che Bertini era incapace di intendere e volere quando strangolò sul letto la sua compagna.