Omicidio Bilella, riprende l'udienza; in aula la testimonianza degli investigatori

Il caso dell'uomo accusato di aver ucciso e poi fatto sparire il corpo di Francesca Benetti "FRANCESCA INFASTIDITA DALLE AVANCES DI BILELLA" / I GIUDICI FIORENTINI DECIDERANNO SE LA CORTE DI GROSSETO POTRA' PORTARE AVANTI IL PROCESSO / IL DOSSIER SU BILELLA

Bilella entra in tribunale a Grosseto

Bilella entra in tribunale a Grosseto

Grosseto, 7 maggio 2015 - Riprende il processo ad Antonino Bilella, accusato di avere ucciso e poi fatto sparire il corpo di Francesca Benetti, proprietaria della tenuta di Potassa, a Gavorrano, dove lui era custode. E’ appena iniziata l’udienza dedicata agli investigatori. Ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Tenenza di Follonica che hanno eseguito le indagini subito dopo avere ricevuto la denuncia di scomparsa di Francesca Benetti, il 4 novembre del 2013. Il primo a salire sul banco dei testimoni è il comandante della Nucleo investigativo, maggiore Andrea Lachi.

"SEI IL DIAVOLO SE NON STAI CON ME" - “Sei il diavolo se non stai con me, non devi stare con nessun’altro”. E’ una delle frasi che sono state riportate negli atti di indagine che hanno fatte parte del processo subito da Francesco Di Leo, custode del residence di Cologno Monzese dove viveva Francesca Benetti. Di Leo nel 2007 è stato condannato a un mese di reclusione per molestie nei confronti della Benetti. Particolari emersi nel corso della testimonianza del maggiore dell’Arma Andrea Lachi. Di Leo, infatti, all’inizio delle indagini è stato uno dei sospettati per la scomparsa della vittima. Ipotesi poi scartata, perché senza riscontri. Nel corso della testimonianza è emerso anche che prima delle molestie tra Di Leo e la Benetti ci sarebbe stata una relazione, poi conclusa. Fine pare non accettata da Di Leo.

IL RACCONTO DEL MAGGIORE LACHI :  Il maggiore dei carabinieri Lachi, dopo avere spiegato i primi giorni di indagini seguite alla scomparsa di Francesca Benetti, si è incentrato sui momenti in cui i sospetti si sono concentrati prevalentemente su Bilella. Ha raccontato che l’8 novembre, quando Bilella è uscito dall’interrogatorio cui è stato sottoposto come persona informata sui fatti nella tenenza di Follonica, è stato seguito da alcuni carabinieri fino a Potassa dove Bilella si ferma per poi ripartire in direzione della quattro corsie Grosseto-Siena. Esce a Montorsaio, come ha sottolineato il maggiore Lachi, si ferma in una piazzola e dopo un po’ riparte, per proseguire sempre sulla Grosseto-Siena e recarsi dal suo amico di Campagnatico Lido Volpi. In quella piazzola i militari recuperano il pianale della Fiat Punto bianca di cui Bilella ha cercato di disfarsi e che per gli inquirenti è stata utilizzata per trasportare il corpo della vittima fuori dalla tenuta. I movimenti dell’imputato sono stati seguiti al secondo grazie al dispositivo gps che gli investigatori avevano installato nell’altra auto di Bilella, la Fiat Punto grigia, con cui l’ex custode di Villa Adua si spostava all’esterno della villa.

 

ALTRI LINK: "CORRETTI I RILIEVI DEL RIS SULLE TRACCE DI SANGUE" / VIA AL PROCESSO, LA DIFESA CONTESTA IL REPERIMENTO DELLE TRACCE DI SANGUE / ROBOT E SENSITIVE PER LE RICERCHE NEL LAGO / SI CERCA IL CORPO - FOTO / LA VILLA DEL MISTERO - FOTO / IL FIGLIO DI ANTONINO BILELLA TESTIMONIA AL PROCESSO 

Nei giorni scorsi gli avvocati che assistono l’imputato, Bruno Leporatti, Francesca Carnicelli e Riccardo Lottini, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, impugnando la decisione della Corte di Appello di Firenze che ha respinto la richiesta di ricusazione dei giudici maremmani. ​, accusato di avere ucciso e poi fatto sparire il corpo di Francesca Benetti, proprietaria della tenuta di Potassa, a Gavorrano, dove lui era custode. E’ appena iniziata l’udienza dedicata agli investigatori. Ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Tenenza di Follonica che hanno eseguito le indagini subito dopo avere ricevuto la denuncia di scomparsa di Francesca Benetti, il 4 novembre del 2013. Il primo a salire sul banco dei testimoni è il comandante della Nucleo investigativo, maggiore Andrea Lachi.Nei giorni scorsi gli avvocati che assistono l’imputato, Bruno Leporatti, Francesca Carnicelli e Riccardo Lottini, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, impugnando la decisione della Corte di Appello di Firenze che ha respinto la richiesta di ricusazione dei giudici maremmani.