Venerdì 19 Aprile 2024

Processo Concordia, Schettino: "Nel video quello vicino alla scialuppa potrei non essere io" / VIDEO / AUDIO

Terminato l'interrogatorio di Schettino, il processo riprenderà l'11 dicembre / IL VIDEO MESSO AGLI ATTI: SCHETTINO VICINO A UNA SCIALUPPA / LE IMMAGINI DEL SECONDO GIORNO DI INTERROGATORIO / PRIMO GIORNO-FOTO / IL PRIMO GIORNO DI INTERROGATORIO / SPECIALE CONCORDIA / SPECIALE RIMOZIONE: TUTTE LE FOTO / LE FOTO DELL'ARRIVO A GENOVA

Schettino in aula al Teatro Moderno

Schettino in aula al Teatro Moderno

Grosseto, 3 dicembre 2014 - Secondo round di domande: l'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino è tornato oggi in aula per rispondere ai quesiti della procura. Sono circa trecento in tutto le domande a cui tra martedì 2 dicembre e mercoledì 3 è stato sottoposto. In questo mercoledì Schettino è arrivato intorno alle 9.30 al Teatro Moderno di Grosseto. Poi l'inizio dell'udienza. Si è parlatodei momenti dell'emergenza e di come Schettino abbia vissuto quei tragici minuti in cui morirono trentadue persone sulla nave che si è adagiata su un fianco. Intanto tiene banco il video nel quale si vede Schettino salire sulla scialuppa di salvataggioRILEGGI LA PRIMA GIORNATA DI INTERROGATORIO.

'QUELLO NEL VIDEO POTREI NON ESSERE IO' - Francesco Schettino ha dei dubbi che l'uomo indicato ieri nel video inedito mostrato nel corso dell'udienza sia lui. In effetti riconosce la somiglianza con l'uomo in giacca e cravatta al ponte 3 della Concordia, inclinata, vicino al punto in cui equipaggio e passeggeri stanno lasciando la nave su una scialuppa. "Se indossa una giacca, non sono io. Se è una giacca a vento tipo slam, sì", ha detto Schettino al pm. "Se ci sono delle stellette non è la mia giacca", ha aggiunto riferendosi a due punti lucenti visibili sul capo di abbigliamento. Schettino ha anche ricordato che aveva mandato Domnica Cemortan a prendere per lui un giaccone in cabina. "Il comandante in seconda Bosio era vicino a me - ha continuato - Se si vede sulla sinistra Bosio, allora potrei essere io. Il taglio di capelli e la conformazione fisica è la mia". Il video, girato da un vigile del fuoco dall'isola del Giglio, è stato portato come prova aggiuntiva dalla procura ed è stato acquisito al processo. Il presidente Giovanni Puliatti ha incaricato il pubblico ministero di far realizzare un ingrandimento tale da permettere il riconoscimento dell'uomo che, secondo la procura, potrebbe essere Schettino mentre si appresta a lasciare la nave.

PERCHE' RIMASE SUL LATO DESTRO ? - "Se fossi restato al ponte 11 sarei rimasto fino all'ultimo sulla nave, ma dovetti andare in cabina al ponte 8 a prendere la radio" e "per farlo dovetti camminare con un piede sul pavimento e l'altro sulla parete" perciò "non potevo andare sull'altro lato, la nave era inclinata". Così Francesco Schettino ha risposto al pm Alessandro Leopizzi che gli chiedeva perché, anziché rimanere sul lato destro, non si spostò sui ponti opposti per continuare a rimanere sulla nave e non lasciarla prima che fossero evacuati tutti. Schettino lasciò la nave dal lato dritto su una scialuppa pochi istanti prima che la Concordia si rovesciasse da quella parte. Inoltre, sulla situazione a bordo intorno a mezzanotte Schettino ha anche detto: "A me avevano detto che c'erano 300 persone alla reception" delle oltre 4.200 sulla nave.

"NON VOLEVO 'ABBANDONARE LA NAVE': TEMEVO IL PANICO" - "Dissi di mettere le scialuppe a mare per indorare la pillola. Era una mia insistenza psicologica, un mio pensiero determinante, che avevo in quel momento. Non volevo dire né all'equipaggio né ai passeggeri le parole 'abbandonare la nave', una frase che avrebbe aumentato la tensione". Lo ha detto Schettino nel suo interrogatorio rispondendo al pm Leopizzi che chiedeva perché Schettino non espresse mai in modo esplicito l'ordine di abbandono della nave. Schettino ha anche detto che "dire 'Abbandonare la nave' è una frase che lascia spazio a una libera interpretazione, anche ora non so come avrebbe potuto essere interpretata, considerato pure che a bordo c'erano persone di diverse nazionalità". "Temevo il panico - ha ribadito - e che la gente si gettasse in mare aperto". Schettino ha anche detto che "i 600 crocieristi saliti a Civitavecchia ancora non erano stati addestrati" col breve corso previsto per i passeggeri a bordo per renderli edotti delle misure da osservare in caso di emergenze.

"ERO SOLO": QUESTA LA MOTIVAZIONE PER CUI SCHETTINO AVREBBE CHIESTO A CIRO ONORATO DI VENIRE IN PLANCIA- “Sulla nave ormai ero solo e avevo bisogno di un amico vicino, per avere un sostegno morale”. E’ con questa motivazione che Schettino ha spiegato al pm Leopizzi la richiesta di far arrivare in plancia Ciro Onorato, capo maitre di bordo e fratello dell’allora numero due di Costa Concordia Gianni. Una richiesta su cui si è dibattuto molto, anche perché Onorato era insieme a Schettino e alla Cemortan a cena prima dell’impatto. Siamo nei minuti successivi alla comunicazione di abbandono della nave.

"HO AVUTO IDEA CHIARA DI COME GESTIRE LA SITUAZIONE" - “Ho avuto una chiara idea di come gestire la situazione”. E’ quanto affermato da Schettino nel ripercorrere i minuti in cui vengono dati il distress e poi, alle 22.55 l’abbandono nave. Un’affermazione che è arrivata alla fine di un botta e risposta col pm Leopizzi che gli stava chiedendo come mai non era stato lui direttamente a comunicare ai passeggeri l’abbandono della nave. In aggiunta all’affermazione, l’ex comandante ha anche sottolineato di non averlo comunicato lui perché “mi sarei dovuto spostare dall’aletta della plancia da dove stavo controllando l’andamento della nave”

​"CHIEDERE SOCCORSO A ALTRE NAVI NON ERA UTILE" - Dare il segnale di «distress», ossia quello che si dà per far intervenire le navi più vicine, nel caso della Concordia era «utile solo formalmente, non da un punto di vista concreto, pratico. Non ci avrebbero mandato certo una nave di appoggio come la Costa Concordia» e «non eravamo in mezzo all'Oceano, lo scenario è diverso». Così Francesco Schettino al pm Alessandro Leopizzi che gli chiede anche: «Se Gregorio De Falco non avesse chiamato dalla Capitaneria, lei l'avrebbe dato il segnale di distress?». «Credo di sì - ha risposto - l'avrei dato poco dopo. Sarebbe stato utilissimo darlo ma solo per un fatto formale». Il distress fu dato dalla Concordia via radio alle 22.36. Schettino in un altro passaggio dell'interrogatorio ha anche spiegato, sempre rispondendo al pm, di non aver dato lui l'ordine abbandono «perché seguivo la nave» ma comunque di «averlo disposto» e che concretamente fu dato da «Roberto Bosio». «Io ho disposto l'abbandono - ha ricostruito -. Stavo seguendo lo scarrocciamento della nave perché temevo che le scialuppe di destra andassero sugli scogli. L'ha fatto materialmente Bosio, io ero sull'aletta e lì non c'era microfono. Ho detto a lui di farlo». Schettino aggiunge di aver temuto che la poppa si avvicinasse troppo alla costa e di aver dato ordine che l'ammaino delle scialuppe iniziasse da poppa.

"NON FURONO CHIAMATI I RIMORCHIATORI PER RISPARMIARE" - «Dissi a Ferrarini che serviva un rimorchiatore, ma mi rispose che così ci mangiano la nave» in relazione ai costi di un intervento del genere: così Francesco Schettino prosegue nell'udienza di oggi a rispondere al pm Alessandro Leopizzi che lo interroga sul mancato tempestivo allarme generale, sia a bordo, sia verso terra per chiedere soccorsi alle capitanerie. «Ferrarini mi disse 'Avviso iò» le capitanerie, ha anche detto Schettino. Quanto ai rimorchiatori per trainare la nave, Schettino ebbe l'incarico di contattarli a Civitavecchia «ma decisi di tenere un profilo basso parlando di black out».

"SULLA NAVE SONO IL PRIMO DOPO DIO" - Sulla nave «io, come comandante, sono il primo dopo di Dio». Anche così Francesco Schettino ha risposto al pm Alessandro Leopizzi che lo incalza sul tardato allarme dopo l'urto della Concordia al Giglio. Schettino lo ha detto mentre spiegava come agì, nel suo ruolo di comandante della nave, nelle fasi successive all'impatto contro gli scogli.

Nella ricostruzione delle comunicazioni con le Capitanerie, in questo secondo giorno,,,, è stata fatta ascoltare la prima telefonata con la capitaneria di Livorno, alle 22.11. Al telefono il sottocapo Tosi che contatta Concordia e chiede se ci sono problemi. Gli viene risposto dal comandante in seconda Roberto Bosio “Abbiamo un black out”. L’ufficiale insiste: “Siamo stati contattati dai carabinieri di Prato perché una passeggera ha telefonato da bordo della nave spiegando che è caduto tutto e che sono stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio”. “Ripeto ci sono altri problemi”, viene risposto dalla plancia.

A Tosi viene risposto ancora “Ripeto abbiamo un black out e stiamo valutando”. A questo punto il pm Leopizzi ha chiesto Schettino perché avesse mentito alla Capitaneria nel momento che aveva molte altre e diverse informazioni a disposizione e soprattutto di avere fatto mentire un suo ufficiale. “Ci avrebbe dovuto pensare Ferrarini, così avevamo concordato. Poi mi ho capito che non lo aveva fatto e così ho telefonato io alle 22.22 alla Capitaneria”, ha risposto Schettino. A questo punto Leopizzi ha affrontato il discorso del coinvolgimento di Ferrarini, chiedendo a Schettino perché quanto affermato oggi - cioè che Ferrarini nella seconda telefonata gli aveva detto: “Occhio, che ci mangiano la nave” - non lo ha dichiarato già davanti al Gip, quindi fase di indagini preliminari. Schettino non ha fornito una risposta chiara.

Parlando delle comunicazioni alla Capitanerie di porto, Leopizzi ha chiesto perchè ha mentito dicendo che a bordo c'era soltanto un black out. Schettino ha risposto "perché avrei dovuto avvertire Roberto Ferrarini mentre lui si doveva occupare di recuperare i rimorchiatori". Sono le 22.01.