Mercoledì 24 Aprile 2024

Indennità negata a sei autisti. Azienda condannata a pagarla

L’hanno spuntata i dipendenti massetani dell’ex Rama

Un'immagine di alcuni pullman della ex Rama, oggi Tiemme (Aprili)

Un'immagine di alcuni pullman della ex Rama, oggi Tiemme (Aprili)

Grosseto, 16 dicembre 2014 - Hanno combattuto in silenzio, non tanto per la parte economica che pur conta ed è importante quando si tratta di lavoro, quanto perché non riuscivano a spiegarsi i motivi che avevano portato l’azienda di trasporti Rama, che gestisce il trasporto pubblico locale nella provincia di Grosseto a non riconoscere a loro, sei dipendenti in servizio al deposito di Massa Marittima, i 15 minuti per il rifornimento dei mezzi. Una indennità che la società pagava agli altri autisti, ma non a loro che pur dovevano fare compiere le stesse mansioni degli altri colleghi che venivano però retribuiti. Una vera e propria discriminazione aziendale, che nei giorni scorsi è stata riconosciuta anche dal giudice del lavoro Antonella Casoli, che ha accolto le richieste dei dipendenti massetani che avevano deciso di seguire le vie legali per vedersi riconoscere un diritto e che sono stati assistiti durante l’intero percorso giudiziario dall’avvocato Barbara Fiorini.

Una battaglia giudiziaria lunga, iniziata dopo aver tentato di ricomporre la diatriba a livello stragiudiziale. Non è stato possibile con Rama, oggi Tiemme. A quel punto gli autisti, pur continuando con profondo senso del dovere a lavorare hanno iniziato la causa davanti al giudice del lavoro. Un fascicolo che è stato aperto dal giudice Marco Mezzaluna e poi proseguito dalla collega Casoli, la quale ha firmato la sentenza che condanna l’azienda di trasporti a riconoscere anche ai dipendenti massetani l’indennità per i 15 minuti di rifornimento per gli anni in cui non l’hanno ricevuta.

Una scelta, quella fatta dall’azienda di trasporti, che lo stesso giudice del tribunale di Grosseto ha definito «inspiegabile». Ora si tratta di fare due conti, calcolare le cifre che sarebbero spettate ai dipendenti e aggiungere gli interessi e le rivalutazioni: qualche migliaio di euro ciascuno. Non si tratta peraltro di numeri esorbitanti, per un’azienda.

«E’ una vittoria importante – ha commentato l’avvocato Fiorini – non tanto per la parte economica, perché non si tratta di grosse cifre, quanto perché ha sancito il riconoscimento di un diritto ad alcuni lavoratori che avevano ricevuto un trattamento diverso da quello degli altri colleghi». Una sentenza importante nell’ambito del lavoro, per la quale una manciata di dipendenti hanno deciso di combattere. Di non passar sopra, pur trattandosi di poche migliaia di euro da vedersi riconoscere.