«Vogliamo l’omicidio stradale», il drammatico racconto di un incidente

In piazza della Vasca a Grosseto il sit-in dei parenti delle vittime della strada che chiedono condanne più dure per chi uccide alla guida ubriaco o drogato. La storia di chi ha superato uno scontro gravissimo

Stefano Galgani e Clelia Formiconi al presidio delle vittime degli incidenti stradali

Stefano Galgani e Clelia Formiconi al presidio delle vittime degli incidenti stradali

Grosseto, 25 marzo 2015 - «Dov’è che si firma?». Stefano arriva con un sorriso di fronte al piccolo presidio fatto di striscioni, palloncini e manifesti. È uno dei trenta sit-in di protesta che ieri pomeriggio si sono svolti in contemporanea in tutta Italia di fronte ai palazzi della Prefettura. A promuoverla una vedova palermitana che chiede a gran voce l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio stradale. Tutto è nato grazie a Facebook e a Grosseto, in piazza della Vasca, ha trovato l’adesione dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada che ha nella grossetana Clelia Formiconi la segretaria nazionale.

Stefano Galgani ha 46 anni ed è qui in piazza per dare il suo sostegno alla richiesta di inasprimento delle condanne. Dieci anni fa a Paganico è stato vittima di un gravissimo incidente stradale: un frontale con una signora colpita da un colpo di sonno subito dopo l’ora di pranzo. «Andavamo a 80 all’ora. Un colpo indescrivibile: per fortuna sono rimasto sempre cosciente – racconta – anche se a un certo punto ho smesso di respirare, ho avuto la lucidità di colpirmi il diaframma per riprendermi». Ne è seguito il ricovero in ospedale e mesi infiniti di riabilitazione per una serie di danni alle gambe e alla colonna vertebrale: «Dopo che ti capita una cosa del genere cambia tutta la prospettiva di vita – prosegue Stefano – è come rinascere di nuovo, dai un altro valore alle cose che ti circondano e sulla strada l’attenzione è completamente diversa».

Sono tante storie che si intrecciano sul marciapiede di fronte all’entrata della Cassa di Risparmio di Firenze, come quella di un’altra signora che racconta di un incidente di tre anni fa in cui è morto il nipote di 20 anni a causa del ghiaccio sulla strada della Trappola. Anche lei vuol mettere la sua firma sulla richiesta di introduzione del reato di omicidio stradale nel nostro ordinamento e Clelia Formiconi si dà da fare per trovare moduli e penne: «Mio nipote Pierpaolo Sarubbi morì in un incidente a Macchiascandona nel 1992 – ricorda Clelia – da allora ho calcolato che i morti in Italia sulle strade sono stati 200 mila, due volte e mezzo una città come Grosseto. Una strage da dieci persone al giorno che incide per il 2,5% del Prodotto interno lordo del nostro Paese».

Allo studio del Parlamento ci sarebbero il reato di omicidio stradale e lesioni personali stradali. Il primo prevederà la pena della reclusione da 5 a 12 anni per chi cagiona la morte di una persona «ponendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolica o dopo assunzione di sostanze stupefacenti». Se l’investitore si dimostrasse lucido e sobrio, ma avesse proceduto a una velocità doppia del consentito, la pena sarebbe da 4 a 8 anni. In caso di omicidio multiplo, la pena potrà essere aumentata fino al massimo di 18 anni.

Federico D’Ascoli