Tagli alle Poste, è solo tregua armata.Rinviata la manifestazione in piazza

La società rimanda la decisione, il 13 aprile nessuna chiusura

Protesta dei dipendenti delle poste

Protesta dei dipendenti delle poste

Grosseto, 24 marzo 2015 -  DICIAMO che è una specie di tregua armata. Arrivata dopo una sentenza del Consiglio di Stato che di fatto «congela» il piano di ristrutturazione che Poste Italiane Spa aveva già deciso di attuare. Il 13 aprile, infatti, il giorno che doveva essere quello della chiusura di almeno 11 sportelli in Maremma, diventerà il giorno della speranza. Quella di cittadini, sindacati e amministratori che hanno «assorbito» con tanta sorpresa la sospesione del piano di riorganizzazione. La giornata di giovedì, quindi, che doveva essere quella di una grande mobilitazione di piazza organizzata da Cgil, Cisl e Uil, è stata dunque rinviata. Non annullata, per carità. Ma soltanto rimandata se Poste Italiane continuerà a credere che il taglio leneare in tutta Italia (e in provincia di Grosseto soprattutto) sia una delle priorità dell’azienda per il prossimo biennio. Una manifestazione che, tra l’altro, stava riuscendo alla grande: non solo avevano già dato la loro adesione anche la maggior parte dei sindaci della provincia (a sorpresa anche quelli che non venivano «toccati» dal piano di riorganizzazione), ma dai piccoli centri si erano organizzati addirittura con i pullman. Anche perché questa «fantomatica» razionalizzazione di un’azienda che fa utili, non piace a nessuno. Tregua, quindi. Ma senza abbassare definitivamente la guardia. Pare infatti che la decisione di Poste sia arrivata dopo la mediazione effettuata a livello istituzionale. Un progetto aziendale che sa tanto di abbandono dei territori, che in pratica sconvolgerebbe quel poco di Stato sociale che «resiste» in un territorio vasto come la Provincia di Grosseto. Cgil, Cisl e Uil, però, rimangono in attesa. In attesa di capire cosa succederà dopo la fine delle elezioni regionali, visto che questa decisione pare soltanto rimandata quando le urne saranno chiuse. E’ proprio questo quello che Cgil, Cisl e Uil non vogliono. Proprio adesso che esiste una sentenza della suprema corte a cui Poste Italiane dovrà attenersi quando vorrà impugnare l’accetta per mettere le mani agli uffici e ai portalettere. Ovvero che, per togliere un ufficio, bisognerà controllare da una parte la dislocazione e dall’altra l’accessibilità del servizio. Il sindacato lo sa. Ma sa anche che ci sono sentenze che si possono «aggirare» facilmente.

Matteo Alfieri