Giovedì 25 Aprile 2024

"Io l’ho incontrata": le ultime tracce di Fatima

Viaggio a Poggioferro dove ha abitato prima di andare in Siria: ecco la casa dove viveva / FATIMA, CONTROLLI SERRATI IN MEZZA MAREMMA / GUARDA IL VIDEO DI MEDIASET / LA STORIA DI MARIA GIULIA

Maria Giulia Sergio a Canale 5

Maria Giulia Sergio a Canale 5

Poggioferro di Scansano (Grrosseto), 16 gennaio 2015 - In questo mucchio di case arrampicate sulle colline ai piedi dell’Amiata non c’è gran voglia di parlare della jihadista maremmana partita qualche mese fa per arruolarsi con i combattenti del Califfato siriano. Maria Giulia Sergio oggi si fa chiamare Fatima Az Zahra e nonostante un profilo Facebook attivo fino a novembre 2013 non ha lasciato grandi ricordi a Poggioferro, frazione di duecento anime nel comune di Scansano. Conosciuta e apprezzata soprattutto dai buongustai: qui a maggio si svolge un’affollatissima sagra del tortello maremmano.

A molti poggioferrini, anche dopo averla vista nel fermo-immagine della sua apparizione sugli schermi Mediaset nel 2009 quel volto dal naso affilato e dagli occhi castano scuri non dice proprio nulla. Scrollano la testa, si allontanano rapidamente, non sanno (o non vogliono dire) dove la ventisettenne originaria di Torre del Greco viveva con i parenti del marito albanese. Il timore di ritorsioni dopo l’esplosione del terrorismo islamista a Parigi è comprensibilmente alta e parlare a ruota libera con un giornalista, mettendoci la faccia, non è affatto consigliabile. Solo con la garanzia dell’anonimato un abitante di Poggioferro indica senza esitazioni l’edificio all’ingresso del paese che ha ospitato la ventisettenne che secondo il Viminale avrebbe abbracciato, insieme al marito Aldo Kobuzi, la causa della Jihad. Una palazzina bianca all’ingresso del paese con gli infissi marroni serrati: al campanello, naturalmente, non risponde nessuno. «L’ho rinociuta nel fermo immagine della tv: qui l’ho vista di rado, sempre intorno a casa: una donna riservatissima, sempre vestita con l’abito tradizionale musulmano, non ho mai nemmeno provato a scambiarci una parola» sussurra chi ci ha appena mostrato la sua abitazione.

"Sono italiana convertita all’Islam e Allah dice: indossate degli abiti che non eccitino gli uomini" aveva scandito senza indugio la ragazza durante la trasmissione Pomeriggio 5 al microfono di Barbara D’Urso. All’epoca di quella puntata del 2009 dedicata all’integrazione tra l’Islam e la società occidentale, Fatima aveva 21 anni e si era da poco convertita all’Islam: indossava già il velo, ma aveva un tono di voce pacato e tranquillo. Difficile immaginare che questa stessa donna, nel giro di qualche anno, sarebbe finita nella lista stilata dai servizi segreti, dei foreign fighters, i combattenti occidentali che si arruolano nell’esercito dell’Isis.

Mentre le indagini, anche a livello locale, continuano per delineare le altre eventuali ramificazioni nell’area grossetana della minaccia islamista, emerge il quadro all’interno del quale Maria Giulia-Fatima potrebbe essersi mossa. In Siria sarebbero finiti negli ultimi mesi non solo vecchi protagonisti degli ambienti islamisti più radicali ma anche e soprattutto terroristi di seconda generazione, spesso giovanissimi. Si tratta di militanti che si muovono all’esterno dei tradizionali circuiti delle moschee, privi di legami evidenti con i network terroristici internazionali e anzi apparentemente isolati, la cui adesione alla Jihad è la diretta conseguenza della propaganda diffusa in rete da diversi siti.

L’Italia, in questa nuova dinamica terroristica sarebbe uno dei crocevia: c’è un fascicolo che raccoglie quasi mille note informative del ministro dell’Interno tra aprile e dicembre 2014, che contiene l’identità, le storie, le foto e, talvolta, gli obiettivi da colpire, di quasi 800 tra donne e uomini. Tra cui anche Maria Giulia.