Coldiretti e la guerra del grano: comprate solo prodotti locali

I produttori della Maremma in forti difficoltà per il crollo del prezzo dei cereali. L'associazione dei coltivatori chiede l'etichettatura

Marco Bruni e Andrea Renna, presidente e direttore Coldiretti Grosseto

Marco Bruni e Andrea Renna, presidente e direttore Coldiretti Grosseto

Grosseto, 22 luglio 2016 - Cinque chili di grano per un solo caffè. Marco Bruni e Andrea Renna, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Grosseto, si presentano in conferenza stampa con un bel sacco di chicchi di grano e una tazzina di caffè. «Una provocazione», dicono, per far comprendere a che punto è arrivata quella che chiamano «guerra del grano». Il settore si avvicina al collasso: il crollo del prezzo dei cereali alla produzione sta spingendo le aziende sul lastrico. Ecco allora che i produttori per potersi permettere un caffè devono vendere almeno cinque chili di grano tenero. In Maremma la situazione è pesante, in Italia disastrosa: sono a rischio 300mila aziende; 2 milioni di ettari potrebbero restare non coltivati. Un’emergenza. Come in guerra, appunto.

E in ballo non ci sono le singole aziende. Anzi, il problema individualistico è residuale. Qui c’è di mezzo la qualità dell’alimentazione, e quindi della vita di tutti noi. Da qui, allora, l’appello sempre più accorato di Coldiretti Grosseto ai consumatori grossetani: «Acquistate e consumate, possibilmente regalate anche ai vostri familiari e conoscenti soltanto prodotti locali!». Si parla di grano, ovvio, ma anche di latte e prodotti caseari, di vino, di olio, di carni ovine e bovine. Di tutto ciò che di genuino si produce in Maremma. Quella di ieri nella sede di via Roccastrada, dunque, da semplice conferenza stampa si è trasformata in una vera e propria chiamata alle armi per tutti i cittadini Toscani. «La guerra del grano – hanno detto Bruni e Renna – dobbiamo combatterla tutti insieme. Coldiretti è sicuramente in prima linea, e non si limita a denunciare l’invasione di grano dal Canada o dall’Asia del Sud che arriva in Italia dopo anni dalla raccolta e che non di rado presenta caratteristiche non conformi all’importazione. Facciamo anche proposte. Chiediamo a gran voce l’etichettatura del grano e delle sue lavorazioni. Per il latte siamo a un passo da questo traguardo, ma non basta. Dobbiamo estendere la tracciabilità dei prodotti attraverso l’etichetta anche ad altre peculiarità del Made in Italy eno-gastronomico, esattamente come hanno fatto in Francia. Il ministero ci ha ascoltato e ci ha promesso un deciso impegno in questa direzione. Nel frattempo è necessario aumentare nei cittadini il grado di consapevolezza della situazione».