Venerdì 19 Aprile 2024

Licenziata per tre panini, ma aveva ragione lei: risarcita

L’ex commessa accusata di furto: "Non sono voluta rientrare"

IN AULA Il giudice del lavoro avrebbe disposto anche il reintegro, ma la 49enne non aveva intenzione di tornare in quel luogo e quindi si è limitato a riconoscere l’ingiusta causa e a stabilire il risarcimento  del danno

IN AULA Il giudice del lavoro avrebbe disposto anche il reintegro, ma la 49enne non aveva intenzione di tornare in quel luogo e quindi si è limitato a riconoscere l’ingiusta causa e a stabilire il risarcimento del danno

Grosseto, 23 novembre 2014 - LICENZIATA per tre panini presi dalla cesta del reso – che quindi sarebbero stati buttati via – come aveva fatto altro volte e come lei altri colleghi. Senza lavoro dall’oggi al domani. Ma aveva ragione lei, benché sia stata costretta a lasciare il proprio luogo di lavoro, dovendosene inventare un altro per vivere. E’ la storia di una commessa grossetana di 49 anni, N.B., che a febbraio scorso, dopo un’accesa discussione con il titolare dell’area macelleria e gastronomia del supermercato dove lavorava, è stata licenziata. Alla fine di ottobre scorso, invece, il giudice del lavoro le ha dato ragione: licenziata per ingiusta causa, disponendo il risarcimento dei danni. Non è però voluta tornare a lavorare nel supermercato.

TUTTO è nato quando alla fine del turno, in chiusura di supermercato, la donna prende i tre panini. «Ci aveva autorizzato il titolare dell’area forno a fare così – racconta la ex commessa – Tanto sarebbe stato pane da buttare». Quella sera però il responsabile dell’area gastronomia la ferma e le chiede se ha pagato i panini. Lei risponde che erano imputatinell’elenco del reso. A quel punto si è scatenata la rabbia dell’uomo che le ha chiesto di posarli e di dimettersi perché altrimenti l’avrebbe licenziata. Lei si è rifiutata ovviamente di accondiscendere e lui ha chiamato i carabinieri denunciandola per furto. Il «malloppo» del furto, ripetiamo, sarebbero stati i tre panini. La denuncia, ovviamente è finita in una bolla di sapone: tutto archiviato. Ma l’uomo ha proseguito nel suo intento di far perdere il posto del lavoro alla 49enne. L’episodio risale a febbraio scorso, mentre il licenziamento effettivo è avvenuto alla fine di luglio quando è terminato il periodo di malattia della donna. «Sono stata molto male – aggiunge – Mi sono trovata senza lavoro e accusata di essere una ladra. Credo che si possa comprendere il mio stato d’animo».

DOPO il licenziamento un periodo di stop, la ricerca di un nuovo lavoro e poi la decisione di impugnare il provvedimento del titolare della gastronomia. Ricorso quindi al giudice di lavoro che in pochi mesi ha deciso: la 49enne è stata licenziata ingiustamente. Avrebbe dovuto essere riassunta, ma a lei tornare in quel luogo di lavoro non interessa più. «Nel frattempo, fortunatamente – conclude – sono riuscita a trovare un lavoro, ho in gestione un negozio. Ho voluto chiudere la vicenda senza andare oltre, perché oltre il risarcimento dichiarato dal giudice, avrei potuto andare oltre e chiedere anche quello per danno biologico. Non mi interessa. Mi bnasta avere avuto ragione». Vuole gettarsi alle spalle questa fetta di vita la 49enne, benché qualche cicatrice inevitabilmente rimarrà.