Forza Italia prepara la campagna del "No" al referendum costituzionale

Costituito il comitato provinciale

Lo spoglio del referendum

Lo spoglio del referendum

Grosseto, 20 luglio 2016 - Forza Italia si organizza per il referendum costituzionale dell'autunno prossimo. Si è costituito, infatti,  il comitato provinciale degli azzurri per il No al referendum sulla riforma costituzionale. E' presieduto dal coordinatore provinciale Sandro Marrini e composto da Roberto Berardi, Elisabetta Ripani, Marco Biagioni e Luciano Giulianelli. Per Forza Italia, dopo il successo registrato alle elezioni amministrative, si apre un'altra importante sfida, che in questo caso riguarderà tutti i livelli della politica. Come anticipato dal coordinatore regionale del partito Stefano Mugnai nel corso dell'ultima visita a Grosseto “'è ora da portare avanti un'altra importante sfida, che è quella del No al referendum sulla riforma costituzionale: da questo appuntamento dipende il futuro del Paese e quindi dell'equilibrio di tutte le Regioni e delle realtà locali. Forza Italia Grosseto parte avvantaggiata perché arriva dal successo appena registrato alle elezioni amministrative: durante la campagna elettorale si è formato un gruppo molto affiatato che sarà all'altezza di comunicare l'importanza di votare No al prossimo referendum sulla riforma costituzionale. Una riforma che è voluta dalla finta maggioranza del premier Matteo Renzi, un vero e proprio colpo di mano, che non servirà a fare il bene della nostra Italia. Dobbiamo difendere la Costituzione, che è di tutti gli italiani”. Bisogna dire No perché, con un uomo solo al comando, salterebbe l'equilibrio tra i poteri costituzionali. Bisogna dire No perché così non si supera il bicameralismo le funzioni attribuite al nuovo Senato sono ambigue, così come le modalità di elezione dei senatori. E bisogna dire No perché con questa riforma non funzionerebbe più il riparto di competenze tra Stato, Regioni e autonomie locali, e si introdurrebbero profonde lacune. Tra i motivi del No c'è anche il fatto che si sostituisce il centralismo al pluralismo e alla sussidiarietà, creando inefficienza. E No anche perché, pur riducendo il numero dei senatori, non si tagliano i costi della politica: anzi, aumenteranno, così come i prevedibili conflitti tra Camera e Senato.