Adescata su Facebook, ragazza svedese segregata da un grossetano

Rinchiusa e violentata, sei mesi da incubo per una modella

Violenza contro le donne

Violenza contro le donne

Grosseto, 23 marzo 2015 - Un incubo lungo sei mesi, vissuto in un appartamento di Cinisello Balsamo (Milano) dove è stata sequestrata, picchiata e violentata. È finita sabato scorso la prigionia di una ragazza svedese di 23 anni, arrivata in Italia per fare la modella e finita nelle mani dell'uomo sbagliato. In Svezia aveva partecipato alle selezioni di Miss Universo, nella capitale italiana della moda sperava di fare carriera. Ma invece di un professionista del settore, ha incontrato Claudio Rossetto, 42 anni, uscito di prigione nel 2013 dopo aver scontato quattro anni di condanna per violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni aggravate e continuate. Che l'ha chiusa in casa per sei mesi fino a sabato, quando i carabinieri di Sesto San Giovanni hanno trovato nel suo appartamento questa ragazza denutrita, mal vestita, con i segni di violenze visibili sul corpo. Le sue grida erano state sentite da un vicino di casa che aveva chiamato le forze dell'ordine, segnalando una probabile lite in famiglia. «Non è niente, ho litigato con la mia fidanzata», ha provato a spiegare Rossetto. Ma, dopo aver controllato la sua fedina penale, i carabinieri hanno deciso di entrare nell'appartamento dove hanno trovato la ragazza, che non è stata in grado di parlare per ore, tanto era sotto shock. Poi ha raccontato il suo incubo, iniziato a settembre quando è stata contattata su Facebook e proseguito poi con un corteggiamento che le era sembrato sincero. «Sembrava così dolce, aveva promesso di sposarmi», ha detto la ragazza, che aveva creduto a quell'uomo che si era presentato come titolare di una inesistente agenzia di modelle capace di garantirle una ricca carriera nel mondo della moda. Ma una volta entrata nella sua abitazione, Rossetto l'ha picchiata, legata e violentata, costringendola a sei mesi di sevizie. Dopo averle distrutto il cellulare, la costringeva a conversazioni settimanali via Skype e via Facebook con i familiari per non farli insospettire, sempre in inglese in modo da controllare tutto e sempre dopo molte minacce. Fino a sabato mattina, quando è riuscita a urlare e un vicino l'ha sentita. Ricoverata all'ospedale di Sesto San Giovanni, attende ora l'arrivo della sua famiglia dalla Svezia. Non è stata la prima vittima di Rossetto, originario di Grosseto ma residente da anni nel milanese, che aveva usato la stessa identica tattica nel 2008 con una ragazza diciottenne bielorussa residente a Lecco: il primo contatto su facebook spacciandosi per manager ben avviato nel campo della moda, poi l'incontro di persona con promesse di servizi fotografici e passerelle e il corteggiamento per portarla nella sua abitazione, dove l'aveva minacciata con un coltello, picchiata con una cintura e violentata. L'incubo in quel caso era durato alcune ore e, dopo la denuncia, Rossetto era stato arrestato e poi condannato. Ma la galera non lo ha cambiato e questa volta le violenze sono andate avanti per mesi.