L'intervista all'esperto: "Successe anche a me, ma mi salvai. Colpa dei filtri sporchi"

"Ora uso un sensore, uno strumento molto costoso"

La barca che ha portato i sub a fare l’immersione alle Formiche

La barca che ha portato i sub a fare l’immersione alle Formiche

Grosseto, 22 agosto 2014 - OLTRE a essere un perito balistico chiamato a lavorare su indagini in tutto il mondo (è lui, tra l’altro, che ha riportato agli onori della cronaca l’assassinio di Kennedy), il toscano Paride Minervini è un istruttore sub. E ha seguito con attenzione la vicenda delle Formiche di Grosseto, dove fa immersioni.

Minervini, cosa è successo e come è possibile che ad un esperto accada qualcosa di simile? «È successo anche a me anni fa: prima di un’immersione andai a caricare le bombole in un negozio specializzato poi, arrivati in barca e pronti per immergersi, detti la prima boccata d’aria, come si usa fare e mi sembrava di averla data al tubo di scappamento di un’auto. Così annunciai al gruppo che si poteva tornare a casa. Tornai al negozio e verificai che il caricatore aveva il filtro di assorbimento sporco e che prendeva aria dall’esterno del negozio, una via della città con grande passaggio di traffico. Ecco la spiegazione. In quel caso me ne accorsi ma non sempre si è fortunati».

Allora cosa pensa sia successo? «Può darsi che non funzionasse bene il filtro o magari anche il compressore. Credo che la situazione, per le cause, non sia stata così diversa da quella che ho vissuto direttamente. L’attrezzatura costa molto per la manutenzione ma è necessario avere garanzia: io utilizzo un sensore che analizza la qualità dell’aria dentro le bombole. Costi non indifferenti ma danno sicurezza».

Questo è il suo consiglio, allora. «Ciò che ha maggiore importanza è ricordare che quando si fa qualcosa contro natura si deve essere molto addestrati. Non si gioca con la vita, come fanno certi diving all’estero che fanno fare un giro sott’acqua con la bombola senza brevetti. Anzi, serve maggiore rigore».