Confindustria all'attacco sulla Tari: "Regole comunali non conformi alla legge"

L'associazione degli industriali ha presentato i risultati di uno studio elaborato internamente: il 57% dei Comuni grossetano sbaglia

Raccolta di rifiuti (Foto Novi)

Raccolta di rifiuti (Foto Novi)

Grosseto, 15 luglio 2016 - Non ci stanno. Gli industriali della provincia di Grosseto, ma anche i loro colleghi di Siena e Arezzo riuniti nella Confindustria Toscana Sud, non ci stanno a continuare a pagare due volte la tassa sui rifiuti, Tari, a causa di regolamenti comunali viziati da difetti di forma e di sostanza. Loro, che ogni mattina devono capire dove tagliare i costi aziendali evitando di colpire le maestranze, si sono accorti che una bella sforbiciata potrebbe arrivare dal ripristino dell’equità fiscale con una corretta applicazione della Tari da parte dei Comuni. Sempre più spesso, infatti, capita che i rifiuti speciali prodotti dalle industrie e per i quali le aziende stesse provvedono in maniera diretta e autonoma allo smaltimento, da parte dei Comuni vengono poi assimilati ai rifiuti urbani e quindi messi nel conto della Tari. Per le stesse quantità di rifiuti speciali prodotti, quindi, i titolari di aziende pagano due volte. Una situazione che sta penalizzando oltremodo il comparto industriale già fiaccato dalla perdurante crisi economica.

Per questo Confindustria Toscana Sud ha elaborato uno studio interno, realizzato da Mario Bernardini e Carolina Gattuso, con il quale ha esaminato la confomità alle norme nazionali dei regloamenti di tariffazione e applicazione della Tari dei singoli Comuni ricompresi nelle province di Grosseto, Siena e Arezzo. I risultati sono stati presentati ieri nella sede dell’associazione degli industriali alla presenza del presidente Andrea Fabianelli. In tutta la provincia di Grosseto solo il 43% (12 su 28) dei Comuni ha un regolamento conforme alla legge con indicati, cioè, sia criteri qualitativi, sia criteri quantitativi perché i rifiuti speciali prodotti dalle aziende possano essere assimilati ai rifiuti urbani. Il principio che deve essere rispettato, e sul quale Confindustria chiama Comuni e Regione al confronto, è la non tassibilità delle aree produttive dove di regola si formano rifiuti speciali al cui smaltimento provvedono a proprie spese i produttori stessi. Un principio già presente nel decreto legislativo 507/1993 e ribadito nella Legge di stabilità del 2014. «Anche perché – ha affermato il presidente Fabianelli – se dobbiamo pagare la Tari per i rifiuti assimilati, allora deve essere il gestore del servizio rifiuti che deve venire, prelevare e smaltire. Ma ciò non avviene. Confindustria Toscana Sud chiede un dialogo su questo punto. In alternativa si dice pronta a sostenere eventuali aziende che volessero ricorrere in giudizio. 

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