Grosseto, 16 ottobre 2009  - Cara acqua, quanto ci costi. E soprattutto quanta ne sprechiamo in Maremma. Grosseto è quarto tra i capoluoghi toscani e tra i primi dieci in Italia quanto a costi elevati dell’acqua.
Primo in Toscana per dispersione nella rete dell’acquedotto, unico ad andare oltre il 50% (il 54 per cento).

 


A rivelarlo è l’indagine dell’Osservatorio 'Prezzi e Tariffe' di Cittadinanzattiva sul servizio idrico integrato in tutta Italia, che nelle province di Grosseto e Siena è gestito dall’Acquedotto del Fiora.
A fronte di un aumento medio delle tariffe dal 2007 al 2008, su base nazionale, del 5,4%, in Toscana è stato raggiunto il 5,8 e a Grosseto addirittura l’8,8. Peggio ha fatto soltanto Lucca con l’8,9. Cifre che danno l’idea di come il costo per avere qualche metro cubo di acqua che sgorga dalle cannelle sia davvero troppo alto e di come sia necessario intervenire nell’ammodernamento della rete idrica per evitare che più di metà che vi viene immessa se ne vada via, senza raggiungere le abitazioni dei maremmani. Per confrontare la spesa nella varie province italiane, Cittadinanzattiva ha preso come base una famiglia di tre persone con un consumo medio annuo di 192 metri cubi. Famiglia che a Grosseto, nel 2008, ha speso 358 euro a fronte dei 329 pagati l’anno precedente. Scomponendo la tariffa vediamo che per la gestione dell’acquedotto vengono pagati 195 euro, 48 per la fognatura, 95 per i costi di depurazione, 20 di quota fissa. Le altre tre tariffe più care in Toscana sono 386 euro per Arezzo, 378 per Firenze, Pistoia e Prato e 370 per Livorno. Il costo più basso è invece stato registrato a Lucca con 220 euro, 241 a Massa e Carrara e 338 a Pisa.

 

 

Più impressionante analizzare i costi su base nazionale e scoprire che tra le prime dieci tariffe più care nel Belpaese ben sette sono toscane: Agrigento 445 euro; Arezzo 386, Firenze, Pistoia e Prato 378, Urbino 374, Livorno 370, Grosseto 358, Siena 358 e Ferrara 350. Primi posti in una classifica di cui i maremmani, sinceramente, avrebbero fatto volentieri a meno. Non è certo una novità che l’acqua in provincia sia cara. Tanto che nel recente dibattito-polemica che è sorto intorno alla decisione dell’Ato 6 di far pagare una cauzione a chi non domicilia le bollette su conto corrente bancario, è emerso che non è possibile, allo stato attuale, salvo ricorrere ad una procedura eccezionale, perché, per stessa ammissione dei vertici dell’Acquedotto del Fiora, le tarrife sono già al limite massimo e il quadro fornito da Cittadinanzattiva ne dà pienamente conferma. "Il settore idrico può essere preso a paradigma, - commenta Teresa Petrangolini, segretaria generale di Cittadinanzattiva - di tante facce dell’Italia: al nord si investe di più, le tariffe sono mediamente più basse, così come la dispersione, ma tre regioni sono in deroga ai parametri microbiologici e chimici eccessivamente alti come l’arsenico. Al sud, invece, non si investe, la rete è un colabrodo e anche se i parametri di potabilità sono migliori che al nord, le continue interruzioni del servizio in molti casi favoriscono il consumo dell’acqua di rubinetto. Il centro dal canto suo, si contaddistingue per le tariffe medie più elevate. In generale a fronte di una crescita costante delle tariffe, la qualità del servizio è carent, si continua a far pagare il canone di depurazione anche in assenza del servizio e la dispersione idrica è ormai pari ad un terzo del volume di acqua immessa nelle tubature".

 


In un recente incontro con la stampa, il presidente del Fiora, Claudio Ceroni, ipotizzando e non sperando l’annullamento della decisione dell’Ato sull’istituzione della cauzione, ha spiegato come "per individuare alternative necessarie a sostenere il livello di investimenti di cui necessitiamo per garantire il servizio idrico dobbiamo valutare percorsi alternativi, come il ricorso alla fiscalità generale oppure una maggiorazione della tariffa". Aumento che è stato definito possibile in via del tutto straordinaria, perché il massimo dell’ordinario è già stato aumentato, come nella stessa occasione ha spiegato l’amministratore delegato del Fiora, Paolo Pizzari, "anche se l’assemblea dei sindaci è contraria", ha poi sottolineato Pizzari stesso. Attualmente su 100 euro di tariffa solo 20 vanno a coprire gli investimenti dell’azienda, il rimanente 80% deriva dai prestiti contratti con gli istituti di credito.