Stupro di Catania: da Grosseto parte la campagna "Qui SiCura"

Iniziativa delle dottoresse della Continuità assistenziale dell'Asl Toscana Sud Est

La campagna di sensibilizzazione per la sicurezza delle dottoresse di Guardia medica

La campagna di sensibilizzazione per la sicurezza delle dottoresse di Guardia medica

Grosseto, 22 settembre 2017 - Nel cuore della notte, in uno qualsiasi dei tanti piccoli paesi della sconfinata provincia di Grosseto, quando fuori è tutto buio e silenzioso, c’è comunque una luce accesa: quella dell’ex Guardia medica , oggi ribattezzata Continuità assistenziale. Ambulatori dell’Asl Toscana Sud Est utilizzati di giorno per visiste specialistiche di vario genere e dopo le 20 ‘prestati’ a giovanissimi dottori, spesso frechi di laurea, per assicurare l’assistenza di un medico anche nelle ore notturne in caso di necessità. Una presenza data per «scontata», dietro alla quale ci sono storie, ambizioni, difficoltà e paure. Soprattutto se si considera che tra i 60 titolari di postazione di Continuità assistenziale in provincia di Grosseto la stragrande maggioranza sono donne. Che se squilla il telefono alle 3.40 di notte, e dall’altra parte della cornetta c’è la voce ignota e ‘strana’ di un uomo che chiede aiuto perché dice di sentirsi male, salgono in macchina e vanno. Con il cuore in gola, ma vanno. Nel buio della notte e nel silenzio delle ‘lande’ maremmane.

La paura  che allo sportello della Guardia medica possa presentarsi qualche malintenzionato è tanta tra le dottoresse della Continuità assistenziale di Grosseto perché di casi–limite se ne registrano quotidianamente. Basta rifiutarsi di prescrivere determinati ansiolitici per scatenare la rabbia di alcuni pazienti, che fino a oggi, per fortuna, è sfociata solo in aggressioni verbali.

Lo stupro di pochi giorni fa a Catania ha spinto le giovani dottoresse grossetane ad accendere i riflettori sul reale stato di cose. Su un servizio indispensabile svolto, spesso, in condizioni di sicurezza precaria. Da Grosseto parte dunque una campagna di informazione e di sensibilizzazione denominata «Qui SiCura». Le dottoresse, cioè, vogliono poter continuare a curare chiunque abbia bisogno, ma in condizioni di sicurezza. «Anche perché – dicono – la paura nuoce alla concentrazione e alla soluzione del caso clinico».

«Purtroppo nel dibattito pubblico – afferma la coordinatrice del progetto Qui SiCura, Giulia Marini – si trattano certi argomenti solo quando c’è il grande fatto nazionale. Da Grosseto vorremmo far partire invece un movimento che con costanza ponga al centro le difficoltà e i problemi che incontrano i medici donne, ma anche uomini, che operano nel servizio di Continuità assistenziale. Negli anni passati abbiamo provato individualmente a parlare con l’Asl di questi problemi e purtroppo non c’è stata la possibilità di giungere a soluzioni. Insisteremo perché ne va della nostra vita e della nostra professionalità».