"Prevalgano buon senso e realismo, la benedizione a scuola favorisce le relazioni"

Il vescovo Cetoloni commenta il "no" della scuola al parroco

Il vescovo Cetoloni

Il vescovo Cetoloni

Grosseto, 26 marzo 2015 - "Ho preferito attendere prima di commentare la notizia relativa alla mancata benedizione pasquale in un istituto scolastico di Roccastrada". Inizia così il vescovo di Grosseto, Rodolfo Cetoloni, dopo la polemica deflagrata a Roccastrada sulla delibera dell’istituto comprensivo che, di fatto, vietato l’ingresso al parroco nelle aule per la benedizione di Pasqua: "La vicenda risale a tre anni fa – prosegue il vescovo - ma non per questo merita minore attenzione che se fosse accaduta adesso. Una vicenda che mi offre lo spunto per una riflessione più ampia, con l’unico desiderio di contribuire a ragionare in modo davvero laico sulla dimensione religiosa nella sfera pubblica, soprattutto nei luoghi chiamati ad educare e formare i nuovi cittadini. In Italia sono numerose le disposizioni, sia di carattere normativo che giurisprudenziale, che intervengono sul tema e tutte originano dalla Costituzione e dal principio di laicità dello Stato, che non può mai concretizzarsi nel disconoscimento delle varie forme di religiosità o nel relegarle alla sola sfera privata". Cetoloni cita una sentenza della Consulta del 1989 che sottolinea come l’attitudine laica dello Stato «si pone a servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini".

"Nondimeno – prosegue il vescovo - mai può esserci costrizione od obbligo alcuno a partecipare ad atti riconducibili alla Chiesa non vuol certo sottrarsi alle norme vigenti nel nostro ordinamento giuridico, né ritiene utile e sensato assumere comportamenti che possano essere letti ed interpretati come dimostrazione di forza nei confronti di qualsivoglia istituzione pubblica. Nello stesso tempo crediamo, però, che gesti che affondano la loro origine e il loro significato nella tradizione di un popolo – e tra questi c’è senz’altro la benedizione pasquale – abbiano senso se orientati a favorire una relazione con le persone. Non ci interessa benedire le mura, perché la benedizione non è un gesto scaramantico, ma è affidare a Dio ciò che siamo, ciò che sperimentiamo e i luoghi in cui viviamo la nostra avventura umana. I cristiani credono in un Dio che è relazione, che cerca continuamente il contatto con l’uomo e che per farlo si è incarnato, facendosi uno come noi. E’ questa relazione appassionata che ci è dato di custodire anche attraverso gesti e atti di culto, che non hanno altro scopo che questo, non certo di "marcare il territorio" o di ingerirsi in spazi non nostri".

"Auspico - conclude il vescovo Rodolfo Cetoloni - che da questa vicenda possa nascere una serena ed approfondita riflessione sulla responsabilità educativa che ci attende tutti: genitori, insegnanti, istituzioni scolastiche, Chiesa, perché prevalgano sempre buon senso e realismo".