Padre Firas Lutfi a Grosseto: "Possiamo ricostruire Aleppo, aiutateci"

Si rinnova l'amicizia tra la diocesi di Grosseto e la comunità francescana della città siriana

Padre Firas Lutfi (a destra) davanti a un razzo. Sullo sfondo la città di Aleppo

Padre Firas Lutfi (a destra) davanti a un razzo. Sullo sfondo la città di Aleppo

Grosseto, 5 marzo 2017 - Si rinnova l’amicizia tra la diocesi di Grosseto e la comunità cristiana di Aleppo, negli ultimi anni provata da una sanguinosa guerra civile. In questi giorni la diocesi ospita padre Firas Lutfi, frate francescano che nella città siriana completamente distrutta insieme ad altri suoi confratelli sta aiutando la popolazione locale nella difficilissima prova della guerra. La diocesi di Grosseto è da sempre vicina alla popolazione di Aleppo per la quale nel corso degli anni ha realizzato diverse iniziative di concreta solidarietà, non ultima la grande lotteria della scorsa estate alla quale hanno contribuito anche moltissimi turisti. Padre Firas Lutfi è tornato a Grosseto per ringraziare il vescovo Rodolfo Cetoloni e tutti i cristiani e gli amici della diocesi. Ma anche per rappresentare la nuova situazione che si è determinata ad Aleppo dopo l’accordo di non belligeranza dello scorso dicembre e i progetti di assistenza alla popolazione siriana che vedono ancora in prima linea i frati francescani.

«Nella città vecchia di Aleppo non si combatte più, ma è tutto distrutto – ha detto frate Firas Lutfi insieme al vescovo Rodolfo nella sede della curia – A nome dei tanti bambini e delle tante famiglie che stiamo aiutando in Siria ringraziamo tutta la città di Grosseto e la diocesi per il grande aiuto dato e per la vicinanza spirituale che è stata davvero di grande conforto per poter andare avanti in una situazione molto difficile. A dicembre scorso è stato firmato un accordo per il cessate il fuoco nella città vecchia. Tutti coloro che hanno voluto restare in armi hanno abbandonato Aleppo arroccandosi a Idlib dove restano ancora migliaia di jihadisti. La città vecchia, però, è allo stremo. Abbiamo almeno 14 progetti per aiutare donne, bambini, famiglie intere».

«Adesso, infatti, si tratta di ricostruire. Non solo case – conclude Lutfi – ma anche identità e personalità. Molti bambini, anche di 10 e 12 anni, tentano il suicidio dopo aver assistito alla guerra. Abbiamo già condotto in porto la ricostruzione di decine di dimore. Proviamo a creare occasioni di incontro e di svago per i giovani. Stiamo cercando, cioè, di ricreare condizioni dignitose in loco perché le famiglie possano decidere di restare in Siria anziché trasformarsi in emigrazione verso i Paesi europei. Alcuni stati come la Polonia stanno capendo quanto sia importante offrire contributi in loco per la gestione dei flussi migratori. Proprio la Polonia potrebbe occuparsi di assistenza sanitaria. Il cammino è lungo e abbiamo bisogno ancora di aiuto».