Delitto Tucci, l’anziano colpito al volto e poi preso a bastonate

Nuovi particolari dalla perizia. Intanto il nipote accusato dell’omicidio non risponde alle domande

Un carabiniere del Ris al lavoro nella cucina dove è stato trovato il cadavere di Antonio Tucci (nel riquadro)

Un carabiniere del Ris al lavoro nella cucina dove è stato trovato il cadavere di Antonio Tucci (nel riquadro)

Grosseto, 09 marzo 2016 - Non intende proprio parlare Claudio Orlando, il quarantasettenne accusato di avere ucciso a bastonate lo zio, Antonio Tucci, il 5 dicembre scorso. Anche ieri la linea scelta dall’uomo arrestato il 10 dicembre e dal suo legale, l’avvocato Maria Pia Di Maio, è stata quella del silenzio e della non collaborazione.

Quando Orlando si è trovato di fronte al sostituto procuratore che coordina le indagini, Laura D’Amelio, ha dichiarato di non avere intenzione di rispondere alle sue domande. Non solo. Quando il magistrato le ha chiesto il prelievo della saliva per l’esame del dna, lui non ha acconsentito. Un muro. Si dichiara innocente Orlando, ma non intende collaborare con gli inquirenti e spiegare le sue ragioni.

L’interrogatorio era stato chiesto dallo stesso magistrato che sta coordinando le indagini sull’omicidio di Castel del Piano, a seguito del deposito della perizio medico-legale. Documento che ha sostanzialmente confermato quanto emerso dopo la ricognizione cadaverica: Tucci è stato ucciso con un «oggetto contundente a forma affusolata». Fin da subito è stato ipotizzato dagli inquirenti che potesse trattarsi di un bastone. Lo stesso, probabilmente, che l’anziano con gravi problemi di deambulazione utilizzava quando usciva di casa. Nell’appartamento, infatti, manca proprio il suo bastone. Prima di essere colpito alla testa, però, pare che Tucci sia stato raggiunto da un pugno, o più di uno, al volto, che lo ha preso vicino a un occhio. Come se non fosse stato affrontato alle spalle, oppure come se si fosse accorto che stava per accadere qualcosa e si sia voltato.

Il nipote però continua a non parlare. A non raccontare neanche che cosa sia accaduto prima della morte dello zio, quando è sicuro che lui si trovasse nell’appartamento, avendolo lui stesso confermato. Non cerca neanche di difendersi, benché al suo legale abbia più volte ripetuto di non essere colpevole. Di essere sì stato in quella casa, ma che lo zio era vivo quando se n’è andato. Assolutamente convinti del contrario gli inquirenti che ritengono sia proprio lui l’assassino del povero disabile. Che Orlando, dopo essere stato mandato via dallo zio, dopo un periodo di convivenza, era tornato a Castel del Piano proprio nei primi giorni del mese, perché sapeva che Tucci doveva riscuotere la pensione, maggiorata della tredicesima.

Qualcosa più di mille euro: sarebbe questo il movente che ha armato il nipote. Al rifiuto di dargli i soldi, Orlando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, al culmine di una lite lo ha ucciso brutalmente. Si è cambiato gli abiti, ha preso i pochi oggetti di valore che si trovavano nell’appartamento – forse per far credere a una rapina – e poi se n’è andato, chiedendo un passaggio dal paese amiatino fino alla stazione di Grosseto, dove è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza.

Cristina Rufini