Migranti impiegati all'area archeologica di Roselle: la Caritas sta con la Prefettura

Acceso dibattito sul protocollo d'intea siglato con la Soprintendenza archeologica

Don Enzo Capitani

Don Enzo Capitani

Grosseto, 17 settembre 2017 - Il primo protocollo d’intesa a livello nazionale siglato da una Prefettura, quella di Grosseto, con una Soprintendenza archeologica (quella di Arezzo, Siena e Grosseto) per l’impiego di un gruppo di migranti in attività di utilità sociale molto qualificate come la manutenzione dell’ importante sito archeologico di Roselle, sta alimentando in città un serrato dibattito che vede due linee di pensiero fortemente contrapposte. Da una parte i nettamente contrari come l’amministrazione comunale e la coalizione politica che la sorregge; dall’altra asssociazioni ed enti più sensibili al tema umanitario dell’accoglienza. Don Enzo Capitani, direttore della Caritas diocesana, auspica che iniziative simili a quelle assunte da Prefettura e Soprintendenza « possano moltiplicarsi, magari coinvolgendo in primo luogo le istituzioni locali, ma anche altri mondi come quello della scuola o di altre associazioni del territorio.

Perché – aggiunge don Enzo – ritengo da sempre la cura del bene comune e della propria comunità la più potente esperienza di sviluppo dell’uomo e delle sue competenze di cittadinanza». «Quella varata dalle due istituzioni insieme a Uscita di Sicurezza, Solidarietà è crescita e Auxilium vitae – continua il direttore della Caritas diocesana – è un’azione che mette insieme lo spirito volontaristico proprio della nostra comunità, con la cura di un bene comune così prezioso e che dà dignità al tempo che i richiedenti asilo trascorrono nel nostro territorio in attesa della conclusione del percorso di riconoscimento o di negazione alla permanenza in Italia. Al contempo il volontariato dà loro modo di mostrarsi riconoscenti per il sostegno che ricevono, in una prospettiva di reciprocità che rappresenta da sempre uno dei valori fondanti del volontariato stesso».

«Molti, me compreso, si sono spesso rammaricati del ‘bighellonare’ di questi ragazzi per le strade di Grosseto o fuori dai centri di accoglienza, senza nulla da fare. E nel mio mondo avevo già sviluppato un accordo, simile per finalità, con le cooperative e le associazioni per pianificare la partecipazione dei richiedenti asilo alla gestione, sempre su base volontaria, di alcuni servizi come, ad esempio, la mensa della Caritas. Il volontariato non ha cittadinanza, ma solo il desiderio di essere parte responsabile di una comunità. E soprattutto il volontariato è un mondo in cui i bisogni superano la capacità di risposta e per il quale non esiste una competizione che esclude qualcuno. C’è posto per tutti».