Omicidio dell’Amiata. Il Gip: "Prove credibili, Orlando resti in cella"

"Non è mutato il quadro indiziario, né possono dirsi venute meno le esigenze cautelari", ha spiegato il giudice Bilisari

Un carabiniere del Ris al lavoro nella cucina dove è stato trovato il cadavere di Antonio Tucci (nel riquadro)

Un carabiniere del Ris al lavoro nella cucina dove è stato trovato il cadavere di Antonio Tucci (nel riquadro)

Grosseto, 13 settembre 2016 - Deve restare in carcere Claudio Orlando, il quarantasettenne arrestato a dicembre scorso con l’accusa di avere ucciso lo zio Antonio Tucci, 71 anni, a Castel del Piano. Ieri il giudice per le indagini preliminari Marco Bilisari ha sciolto la riserva sulla richiesta di scarcerazione che era stata presentata dall’avvocato Maria Pia di Maio, che assiste l’indagato.

Ma il giudice non l’ha accolta. «Non è mutato il quadro indiziario, né possono dirsi venute meno le esigenze cautelari», ha spiegato il giudice Bilisari. Aggiungendo poi che non è sufficiente per la scarcerazione il fatto che dalla perizia non siano emersi ulteriori elementi probatori a carico di Orlando.

«Questo non inficia – dice il Gip – la validità di quelli già acquisiti e posti a fondamento della misura restrittiva: le risultanze peritali dunque sebbene non aggravino la posizione dell’indagato, sono certamente compatibili con la prospettazione accusatoria».

E anche sul fatto che l’impronta di calzatura rinvenuta sul luogo del delitto non sia compatibile con il tipo di scarpa indossata da Orlando al momento dell’arresto «non esclude ipotesi alternative – conclude il giudice – come ad esempio che possa appartenere a un soccorritore oppure che l’indagato calzasse al momento del fermo un tipo di scarpa diversa magari esattamente della sua misura, visto anche il tenore di vita precario che conduceva».