Concordia, Schettino in carcere: «Cella singola a Rebibbia» / FOTO/ VIDEO

Tragedia del Giglio, l’ex comandante in carcere da solo

Francesco Schettino è detenuto nel carcere di Rebibbia

Francesco Schettino è detenuto nel carcere di Rebibbia

Grosseto, 14 maggio 2017 - Ha trascorsdo la prima notte in cella da solo Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia che venerdì è stato condannato con sentenza definitiva a 16 anni di reclusione. Il capitano si è consegnato venerdì pochi minuti dopo che il suo legale, l’avvocato Saverio Senese, gli ha comunicato che era «andata male». «La condanna è stata confermata. Si deve costituire», gli ha suggerito. E lui, Capitan Inchino, lo ha fatto subito. Era già fuori dal carcere. «Sono Francesco Schettino, sono qui per costituirmi spontaneamente, fatevi mandare l’ordine di carcerazione», ha detto agli agenti del carcere romano di Rebibbia. Ha voluto evitare la gogna mediatica di esser portato via in manette.

Pochi istanti prima aveva parlato al telefono, uno degli ultimi colloqui da uomo libero, con Kevin Rebello, il fratello dell’ultima vittima trovata a bordo del transatlantico quando già era in porto a Genova, il cameriere Russel Rebello. «E’ stato un colloquio breve – ha raccontato Rebello – Aveva il telefono quasi scarico, ma gli ha fatto piacere. Non se lo aspettava. Forse un giorno andrò a trovarlo in carcere. Ma non ora».

Di tutt’altro tenore è l’approccio all’ingresso in carcere di Schettino della nonna della più piccola delle vittime della Concordia, Dayana Arlotti, poco più di cinque anni, il cui corpicino fu trovato avvinghiato a quello del padre Williams. «Si meritava l’ergastolo», è stato il laconico commento. Il giorno dopo la conferma della condanna in Cassazione, Gregorio De Falco, il capitano della Guardia costiera di Livorno che parlò a lungo al telefono con Schettino la notte del naufragio (quello del «Salga a bordo c....»), ci ripensa e dice la sua. «Non mi fa piacere che un uomo vada in prigione, è un fatto triste, ma la società deve affermare se stessa anche con questa durezza. È bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l’onere».

Chissà quanto le parole di quella maledetta notte, gli errori commessi e le decisioni non prese pesano ora che l’ex comandante è in cella. Con la possibilità di ascoltare solo se stesso. Dopo l’ingresso in prigione, Schettino è stato trasferito nel reparto G6, quello dei nuovi arrivi, e fino a ieri non ha avuto contatti con altri detenuti. Ma già oggi potrebbe essere trasferito in una cella da condividere con altri carcerati. Non ha avuto contatti neanche con i suoi legali. «Avremmo potuto – ha spiegato Saverio Senese – ma non sarebbe servito in questo momento. Dobbiamo attendere le motivazioni della Cassazione e decidere come muoverci. Perché non ci daremo per vinti. Schettino ci ha detto di andare avanti». Intanto è stata quantificata la reale pena da scontare: 15 anni, sei mesi e sette giorni, dovendo decurtare il periodo trascorso agli arresti domiciliari. Il capitano di Meta dovrà attendere 5 anni prima di chiedere misure alternative. Nel frattempo avrà sei ore di colloqui al mese e dieci minuti di telefonate alla settimana.