Grosseto, 30 giugno 2014 - La Costa Concordia sarà demolita a Genova. Lo annuncia in conferenza stampa il presidente del consiglio Matteo Renzi che dice: "Abbiamo raggiunto il risultato di smaltire la Concordia in Italia. "Ovviamente- aggiunge Renzi riferendosi alle richieste giunte da Piombino e da altri porti italiani- comprendiamo coloro i quali speravano in altri porti, ma la soluzione sulla quale i privati hanno convenuto, e che noi ben volentieri abbiamo semplicemente autorizzato, e' quella che pernettera' di intervenire nel porto di Genova".

NUOVA UDIENZA: PARLANO I PERITI

In chiave giudiziaria, spazio al processo al Teatro Moderno a Grosseto: Il collegio dei periti risponde in aula alle domande dei giudici e delle parti del processo dove è imputato Francesco Schettino, anche oggi presente a Grosseto. Il malfunzionamento del generatore d'emergenza, sostengono i periti, "non ha avuto alcuna influenza sulla manovrabilità della nave a causa dell'inefficacia dei timoni sui quali non arrivava nessun flusso di acqua", per quanto riguarda l'uso delle pompe di emergenza "vista l'ampiezza dell'allagamento nessun mezzo sarebbe stato adeguato allo scopo" e riguardo all'illuminazione della nave "si può affermare che non vi era nessuna parte di essa collegata direttamente alla linea di alimentazione di emergenza e quindi non ha avuto nessun conseguenza sull' illuminazione di emergenza della nave".

Nella perizia - che si basa sui sopralluoghi fatti a bordo del relitto il 23 gennaio e il 27 febbraio scorsi al Giglio - il malfunzionamento è riferito in particolare al "suo rallentamento" e all' "abbassamento della tensione prodotta". Sui motivi del sovraccarico i periti del tribunale ritengono che le "cause più probabili possono essere individuate nell' alimentazione contemporanea di un numero di utenze non previsto in fase di progetto e un uso improprio della modalità di contro-alimentazione del Qep (quadro elettrico principale, ndr) in presenza di locali completamente allagati".

A determinare il sovraccarico, secondo i periti, "un ruolo determinante è stato ricoperto dal contemporaneo avvio di almeno 15 ascensori (non previsto nei documenti progettuali)" della nave che hanno provocato "un sovraccarico non eccessivamente gravoso, ma prolungato nel tempo". Tutto ciò "ha determinato un funzionamento anomalo del Dge - gruppo elettrogeno di emergenza che alimentava tutti gli apparati vitali della nave - che ha portato in breve tempo al blocco della ventola di raffreddamento del radiatore e al conseguente surriscaldamento del motore del Dge, nonché al successivo arresto per protezione da alta temperatura di acqua di raffreddamento".

I periti, confermando indirettamente i racconti dei marittimi della Concordia già sentiti in aula come testimoni, hanno constatato che "il personale intervenuto per cercare di ripristinare l'alimentazione
di emergenza ha operato in modo non convenzionale (chiusura forzata dell'interruttore 901 mediante cacciavite).

Sempre secondo la perizia supplementare incaricata dal collegio del tribunale di Grosseto di cui si discute in udienza oggi "nelle fasi successive all'incidente si è verificato peraltro un così marcato sbandamento trasversale della nave che con ogni verosimiglianza in breve tempo ha superato i 20 gradi critici previsti dalla normativa per la corretta discesa delle imbarcazioni di salvataggio". "In queste condizioni - osserva il collegio di periti - l'imbarcazione n.16 è rimasta incastrata durante la fase di ammaino e non è stato più possibile disincastrarla con operazioni manuali; in questa situazione la possibilità di manovrare il verricello avrebbe forse potuto aiutare l'operazione, ma date le condizioni di inclinazione della nave non è possibile stabilire con fondatezza il reale esito di una tale manovra".

I verricelli non sono classificati come utenze di emergenza secondo la normativa, ma Costa spa comunque li aveva agganciati alla linea elettrica di emergenza. Peraltro secondo un'altra ricostruzione emersa dall'inchiesta della procura di Grosseto, i passeggeri che si erano affollati vicino alle scialuppe che rimasero incastrate, per abbandonare la Concordia dovettero spostarsi in un altro punto della nave, mettendo ulteriormente a rischio la loro incolumità.

Riguardo agli ascensori l'entrata in funzione, contemporaneamente, di 15 ascensori ostacolò la corretta procedura di emergenza di riporto al piano di evacuazione, dove ogni ascensore si sarebbe dovuto posizionare in un tempo di 6 minuti mentre invece ci fu un andamento casuale dei movimenti delle cabine, fermandosi casualmente come l'ascensore D, nel cui vano furono ritrovate cinque vittime del naufragio trascinate dalle correnti d'acqua formatesi dentro la nave nel naufragio.