Grosseto, 18 aprile 2014 - «NOI dovevamo adempiere a quello che ci aveva ordinato il tribunale». Emilio Bonifazi va avanti per la sua strada. Il sindaco di Grosseto, che lunedì, insieme al segretario comunale Mario Venanzi, ha trascritto nel registro delle unioni civili il matrimonio gay tra Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, cerca di trovare una spiegazione all’errore a cui sarebbe andato incontro: i dieci giorni canonici, che dovevano trascorrere tra la sentenza di primo grado e l’eventuale appello della procura di Grosseto per impugnare il provvedimento. Quando è stato trascritto l’atto, non erano ancora trascorsi. Una violazione che potrebbe anche avere dei risvolti penali (abuso d’ufficio da parte degli amministratori) anche se l’atto, con un’operazione tutta da decifrare, dovesse essere cancellato.

«ERAVAMO tra due fuochi – ha proseguito il primo cittadino di Grosseto – da una parte un giudice che ci obbligava a trascrivere l’atto e dall’altra un altro che si era opposto a quel provvedimento. Noi dovevamo adempiere e lo abbiamo fatto». Il problema, però, rimane. E il «richiamo» da parte del procuratore Verusio al primo cittadino deve suonare in modo sinistro. Quando la corte di Appello riceverà l’atto e lo prenderà in esame, infatti, automaticamente la trascrizione del matrimonio tra i due uomini che celebrarono il ritor a New York nel 2012, verrà sospesa. In attesa dell’Appello e magari, anche della Cassazione. Adesso bisognerà vedere come il comune di Grosseto cancellerà l’atto, pare illegittimo, come dice la legge. Il bianchetto non basterà. Forse servirà un altro cambio al software come è stato fatto per modificare ‘marito’ e ‘moglie’ in ‘coniuge’ e ‘coniuge’ per trascrivere l’atto, in fretta e furia, nel registro. Oppure bastava andarsi a leggere il codice civile.