Grosseto, 15 aprile 2014 - "Perché in plancia nessuno, tranne lei che peraltro è l'hotel director, si accorse che la Costa Concordia andava verso gli scogli?". Questa una delle principali domande, rivolta dall'avvocato del Codacons Giuliano Leuzzi al commissario-eroe Manrico Giampedroni, testimone oggi al processo di Grosseto. "Non lo so, li vedevo tutti zitti, intenti a fare il loro lavoro", ha risposto il teste a proposito degli ufficiali con Schettino. "E che, stavano zitti per andare tutti verso il suicidio collettivo? - ha esclamato l'avvocato Leuzzi -. Che c'era un santone che guidava una setta al suicidio quella sera?", riferendosi al comandante Schettino e agli ufficiali in plancia di comando che eseguivano i suoi ordini al momento del naufragio.

Il presidente del collegio del tribunale Giovanni Puliatti ha subito interrotto il legale, esentando il testimone dal seguirlo nella provocazione. Ma intanto il siparietto è andato 'in scena' suscitando momenti di ironia in aula. Rispondendo al pm Stefano Pizza, Manrico Giampedroni, aveva ricordato che lui, stando "sull'aletta di sinistra della plancia di comando dove mi aveva invitato Schettino per seguire il passaggio vicino al Giglio, vidi gli scogli e dissi: 'Oh, li prendiamo!'". "Dalla plancia - ha detto Giampedroni - potetti vedere il punto di squarcio, il mare contro la nave faceva un effetto 'cantabruna'". Giampedroni, quella sera, era salito in plancia con Schettino "e una ospite del comandante", cioe' la moldava Domnica Cemortan.

Inoltre, rivela sempre Giampedroni, "mentre si compiva il naufragio Schettino non l'ho mai sentito. Non mi cerco' mai per sapere dei flussi dei passeggeri". "C'era panico tra gli ospiti all'inizio - ha proseguito hotel director -, poi si e' affievolito via via che li abbiamo rassicurati. Ho fatto controllare le cabine e verificare che fossero tutti fuori, cosa che ho comunicato alla plancia via radio ma non ebbi risposta". Giampedroni invece non dette alla plancia "la prontezza delle muster station", cioe' il loro approntamento, coi passeggeri riuniti nei punti di raccolta, lo status che consente al comandante di ordinare l'abbandono della nave, anche perche' non tutti i responsabili di sezione (capi-ponte e capi muster station) gli avrebbero dato riscontro sulla situazione delle loro aree di competenza. "Gli ospiti non erano tranquilli, andavano da soli ai punti di riunione", ha anche detto il teste.

Giampedroni poi, ha ricordato di quando rimase intrappolato nella nave durante la fase concitata dell'evacuazione davanti all'isola del Giglio: "Rimasi 36 ore sdraiato dentro la Costa Concordia nell'acqua fredda, che mi arrivava alla gola, con una frattura alla gamba sinistra, un trauma cranico. Avevo perso il telefonino, sbattei una padella per farmi sentire ed essere salvato"."Le pareti sono diventate pavimento e risalii sul lato sinistro dove i passeggeri aspettavano il loro turno - ha anche ricordato Giampedroni - La maggior parte evacuava con la biscaggina, ma ne vedo circa 20 che erano distaccati dal gruppo principale, allora mi avvicino per essere l'ultimo dietro di loro. Nel raggiungere queste persone camminavo sulle pareti, anche sulle porte. Alcune di queste erano verso l'esterno, ma una si apriva a rovescio cosi' sono caduto di sotto al ponte 3. Oltre a rompermi una gamba, ebbi un trauma cranico, rimasi con l'acqua alla gola 36 ore".

Giampedroni venne definito anche commissario-eroe dai media perche' ricevette una medaglia d'oro dal Senato. La circostanza e' stata evidenziata con sarcasmo dall'avvocato di alcuni passeggeri Michelina Suriano: "Ma lei ha ricevuto la medaglia perche' ha salvato dei passeggeri o perche' ha patteggiato?". Il pm si e' opposto e il presidente del collegio, giudice Giovanni Puliatti ha accolto l'opposizione. Giampedroni ha patteggiato 2 anni e 6 mesi per omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose non avendo effettuato quanto previsto dai protocolli di abbandono della nave in caso di naufragio.