Grosseto, 14 aprile 2014 - "Francesco Schettino era l'unico a dover prendere decisioni in assoluta autonomia e indipendentemente anche da eventuali comunicazioni contrarie di Costa Crociere, durante il naufragio della Concordia. Inizia così la testimonianza delll'ex capo dell'unità di crisi Roberto Ferrarini, oggi al processo in corso a Grosseto che vede come unico imputato l'ex comandante della Concordia.

Ferrarini è considerato una figura-chiave per le comunicazioni telefoniche avute col comandante Francesco Schettino nelle ore successive all'urto contro gli scogli e rispetto alle decisioni prese nelle varie fasi dell'emergenza. Ferrarini, gia' indagato con Schettino, ha patteggiato nel luglio 2013 due anni e 10 mesi per omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose e mancate comunicazioni alle autorita' marittime.

In aula e' presente lo stesso Schettino, imputato unico del processo. Prima di aprire l'udienza, il tribunale ha commemorato l'avvocato del Wwf Franco Zuccaro, scomparso di recente, impegnato nel processo per le questioni ambientali conseguenti al naufragio del Giglio e alla permanenza del relitto sui fondali dell'isola.

"Il comandante - ha detto Ferrarini- riveste la naturale responsabilità di prendere decisioni in assoluta
autonomia per la salvaguardia della vita umana in mare, ed in special modo queste anche contro eventuali istruzioni di chicchessia e anche della compagnia". "Da lui - ha continuato Ferrarini - non ho mai ricevuto una richiesta di prendere io da Genova le decisioni. E' paradossale che ora dica di esser stato lasciato solo dalla compagnia".  L'ex capo dell'unita' di crisi, testimoniando al processo di Grosseto, ha commentato alcune dichiarazioni, riportate dal pm oggi in aula, fatte da Schettino nella causa di lavoro che lo oppone a Costa spa in cui ha detto di esser stato lasciato solo nelle fasi del naufragio. Ferrarini ha citato le norme del codice noto come Safety Managemente System. Quanto al suo ruolo, quello di Fcc, Ferrarini si è definito come "la persona che deve essere contatta dalla nave in caso di crisi e che deve notificare l'apertura della crisi al direttore di crisi e del dpa e altri dipartimenti".

Ferrarini rivela inoltre che Schettino gli propose di combinare insieme una versione dei fatti, diversa dalla realta', da riferire alle autorita' marittime: "Schettino mi propose di dire alle autorita' che a causa di un blackout aveva fatto una collisione. Ma io dissentii fortemente, mi arrabbiai. Era una cosa differente e falsa rispetto a quanto mi aveva raccontato prima, e cioe' che aveva urtato uno scoglio e che la nave si era allagata": Insomma una versione che desse la colpa del naufragio a un blackout a bordo cui sarebbe seguita la collisione, e non a un errore di manovra come invece accaduto. "Ricordo di aver reagito abbastanza male - ha anche detto Ferrarini - E ho condiviso la stessa reazione con i colleghi nella sala di crisi" a Genova. In merito il pm Alessandro Leopizzi ha fatto ascoltare una telefonata tra Schettino e
Ferrarini: Schettino, intercettato, parla di blackout, ma si sente che a un certo punto della conversazione - probabilmente per la reazione di Ferrarini - recede dal suo disegno di convincerlo a dare una
versione dei fatti alterata.

Quanto alla modalità delle comunicazioni, Ferrarini ha affermato che "non è facile gestirle, perché non avevamo un presidio permanente in azienda. Gli aspetti iniziali, nella prima mezz'ora, ma anche nella prima ora deve essere gestito tutto per telefono." "Le crisi -ha ribadito Ferrarini- sono gestite necessariamente in prima persona dal comandante, con tutta l'autonomia per prendere le giuste decisioni, ci sono direttive molto chiare." "Il comandante Schettino - ha anche detto Ferrarini - mi disse di essere in contatto con la capitaneria di porto, quindi per me l'autorita' marittima era gia' stata informata da lui".

L'ex capo dell'unita' di crisi ha anche smentito quanto affermato da Schettino relativamente alla frase "Ci mangiano la nave". "Lei l'ha mai pronunciata la frase 'Ci mangiano la nave', riportata da Francesco Schettino, quando le
chiese di far intervenire rimorchiatori per la Costa Concordia?". ha chiesto il pm Alessandro Leopizzi. secca la risposta di Ferrarini: "No, lo escludo". Il pm voleva capire se nell'emergenza erano emerse valutazioni di carattere economico-finanziario circa i costi che la compagnia avrebbe dovuto sostenere in caso di intervento di rimorchiatori, un'esigenza manifestata dallo stesso Schettino nei momenti del naufragio, ancora convinto di portare la Concordia a un ancoraggio.

Il pm ha riportato affermazioni fatte da Schettino nella causa di lavoro che lo oppone a Costa spa: Schettino in quella causa disse di aver "palesato subito a Ferrarini la necessita' di avere un rimorchiatore ma - parla ancora Schettino -, mi fu segnalato che 'ci mangiano la nave', cosi' decisi di tenere un basso profilo parlando con la capitaneria di porto di black out, cosicche' i contratti fossero i meno onerosi possibile per la societa'". Ferrarini, testimoniando oggi al processo, ha negato di aver mai pronunciato la frase 'Ci mangiano la nave' e anche di non aver ritenuto "una
priorita'" intervenire coi rimorchiatori, appunto come suggeriva Schettino. Riguardo ai costi, ha aggiunto Ferrarini, "aver chiamato i rimorchiatori non avrebbe comportato nessun onere per la compagnia", "solo al momento dell'utilizzo, 4-5 ore dopo dalla richiesta di intervento, avremmo stipulato il contratto, ma solo se effettivamente avessero effettuato l'intervento" di traino.
 

LA DIFESA DI SCHETTINO - Durante il naufragio della Costa Concordia, Roberto Ferrarini "avrebbe potuto fare tante e tante altre cose, anziché attendere e lasciare tutte le responsabilità al comandante, che ha tenuto al telefono per almeno venti minuti. Avrebbe potuto ad esempio contattare la Protezione civile, con una nave ferma, con 4300 persone a bordo." Così l'avvocato Domenico Pepe, che assiste l'ex comandante della Concordia, Francesco Schettino, in una pausa dell'udienza del processo a Grosseto. "Il codice comportamentale di Costa Crociere -ha detto ancora Pepe- indica anche che l'unità di crisi poteva intervenire immediatamente. L'unità di crisi intervenne dopo molto tempo, nell'attesa che arrivasse uno dei tanti responsabili. Deve essere reperibile 24 ore su 24 e non lasciare tutte le responsabilità alle scelte di un comandante, che -ha concluso Pepe- è stato anche trattenuto troppo al telefono da Ferrarini."