Grosseto, 10 aprile 2014 - «NON è ancora finita. Ma questa sentenza segna comunque un momento importante». Sta passeggiando per le strade di Milano Giuseppe Chigiotti, 66 anni, famoso architetto grossetano mentre commenta la sentenza con cui il Tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune maremmano di trascrivere nei registri di Stato Civile l’atto di matrimonio che Chigiotti ha contratto con il compagno di molti anni, il giornalista Stefano Bucci, originario di Fiesole. Si erano sposati il 6 dicembre 2012 a New York. «Poi — ricorda Chigiotti — una volta tornati in Maremma abbiamo presentato la richiesta di registrazione dell’atto di matrimonio. Eravamo consapevoli che ci sarebbe stata rifiutata. Ma non ci siamo persi d’animo». Dallo loro parte, infatti, c’era una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 4184 del 2012 in cui viene sancito che «il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero non è inesistente per lo Stato italiano e non è contrario all’ordine pubblico». È su questo punto che il giudice del Tribunale di Grosseto Paolo Cesare Ottati si è basato nella sentenza con cui ordina all’ufficiale di Stato Civile del Comune di Grosseto di «trascrivere nei registri il matrimonio contratto a New York».

È IL PRIMO GIUDICE in Italia a vergare nero su bianco il diritto di una coppia gay che si è sposata all’estero di vedere risconosciuta l’unione anche in Italia. Una breccia nelle resistenze e nel vuoto politico che è seguito alla sentenza della Suprema Corte.
«Sì. Un passaggio importante. Fondamentale — sottolinea l’architetto grossetano — ma non dimentichiamoci che non è ancora finita. Il pubblico ministero ( che aveva dato parere sfavorevole, Ndr) ha trenta giorni di tempo per presentare appello a questa sentenza. Comunque sia resta un passaggio fondamentale, che sto vivendo tranquillamente». E comunque non si fermeranno Chigiotti e Bucci. Continueranno la loro battaglia, se sarà necessario.
«Finalmente a una coppia di persone dello stesso sesso è stato riconosciuto il matrimonio contratto all’estero — esulta Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia — Per la prima volta un Tribunale ha accolto la richiesta di trascrivere il matrimonio. Hanno ottenuto ciò che fino a oggi è sempre stato negato dai Comuni e dai Tribunali: veder riconosciuto il loro status di coppia sposata in uno Stato estero».

«È UN PRECEDENTE unico nel nostro Paese — sottolinea il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, che in passato è stato anche presidente di Arcigay —. È la prima volta che un matrimonio gay viene riconosciuto in Italia». «È davvero con una immensa emozione che apprendiamo della notizia che il Tribunale di Grosseto ha ordinato la trascrizione del matrimonio contratto all’estero da una coppia grossetana dello stesso sesso». A esultare per la sentenza anche il consigliere comunale di Grosseto Davide Buzzetti, che è stato presidente di Arcigay Grosseto. «A dieci anni esatti dal Gay Pride nazionale svolto proprio nella capitale della Maremma. Grosseto — conclude Buzzetti — è protagonista di un evento di portata storica che fa onore a questa terra, un evento che verrà ricordato in futuro e che fa brillare la nostra terra per un passaggio fondamentale del percorso di libertà e di emancipazione di milioni di persone nel nostro paese».
Già proprio Grosseto ha ospitato il Gay Pride nazionale. Da qui, forse, è stata aperta la strada che ha portato alla sentenza firmata dal giudice Ottati. La coppia è stata assistita in giudizio dall’avvocato Claudio Boccini.