Grosseto, 2 febbraio 2014 - SI CHIAMA Israel la trentatreesima vittima della Costa Concordia. Schiacciato da uno dei bracci sporgenti delle gru che, al ponte 4, avevano consentito l’ammaino delle scialuppe la notte del naufragio. Sembra che uno gli sia rovinosamente caduto sul petto provocandogli un trauma da schiacciamento e una profonda ferita. Ancora morte sul maledetto ponte 4, quindi. Quello che la notte del 13 gennaio inghiottì 18 delle 32 vittime, tra cui la piccola Dayana Arlotti e suo padre Williams.
 

È MORTO così ieri pomeriggio un sommozzatore spagnolo di 41 anni, un saldatore professionista, abituato a lavorare negli abissi, operatore giramondo che lavorava per la Titan. Era al Giglio da circa una settimana, chiamato dal consorzio di imprese per aiutare a rendere galleggiabile quel mostro di acciaio naufragato al Giglio il 13 gennaio del 2012. Israel Moreno Franco era arrivato da La Coruna. Insieme ad altri cinque colleghi quella del Giglio doveva essere una tappa come tante altre. E invece, per lui, è diventata l’ultima. È morto, probabilmente, dopo atroci sofferenze, forse dissanguato. A nulla sono serviti i tentativi di rianimazione del personale medico e paramedico della Titan. Quando lo spagnolo è stato tirato fuori dall’acqua, era ancora cosciente. Nel cantiere della Concordia ogni sub quando lavora in immersione ha come ‘angelo custode’ un collega che rimane in osservazione e interviene se ci sono problemi. Così è successo anche per il sommozzatore spagnolo, ma l’intervento tempestivo non è bastato. Il sub è deceduto dopo una serie di scompensi cardiaci.


«È stata aperta un’inchiesta — ha spiegato il procuratore Francesco Verusio — per capire come è accaduto l’incidente. E provvederemo a sequestrare quella parte di cantiere». Oggi invece un gruppo di sommozzatori si immergerà per eseguire alcune riprese subacquee del luogo dell’incidente. L’Isola del Giglio, in una fredda e piovosa giornata di febbraio, è piombata di nuovo nella tragedia. Israel, che soggiornava insieme ai suoi colleghi all’hotel Bahamas a Giglio Porto, faceva infatti parte di quel «microcosmo» di operatori che ha instaurato con i gigliesi un rapporto di amicizia molto saldo. «Purtroppo la nostra comunità è stata ancora una volta avvelenata da un fatto gravissimo — ha detto il sindaco Sergio Ortelli — che ci fa tornare indietro di due anni».


Vicinanza ai familiari del 41enne spagnolo è stata espressa anche dagli uomini e dalle donne del Consorzio per il recupero del relitto. Profondamente colpito anche il ministro dell’ambiente, Andrea Orlando. Quello di ieri al Giglio è il primo infortunio mortale durante le operazioni tecniche sul relitto. Il 26 aprile 2013 un altro sub era morto. Era un filippino di 54 anni morto nella doccia della sua camera sulla Pioneer.