Grosseto, 17 gennaio 2014 - “L'asta deserta è un fallimento per l'amministrazione comunale”. L’ex sindaco di Grosseto, Alessandro Antichi, oggi consigliere regionale, analizza quello che è successo mercoledì a Grosseto rispetto alla vicenda della vendita delle farmacie comunali: nel giorno della scadenza del bando di vendita (prezzo a base d’asta 12.390.267 euro), il Comune di Grosseto si è trovato di fronte alla mancanza di offerte di acquisto, per cui non c'è stata l'apertura di alcuna busta.

 

“Quando un bando va deserto - spiega l’avvocato Antichi - c’è la mancata realizzazione delle aspettative del Comune rispetto alle entrate previste. Questo è un fatto molto grave per un’amministrazione perché quegli investimenti rimangono privi di copertura. Nel caso specifico, bisogna considerare che si tratta di un bando con un prezzo a base d’asta che supera i dodici milioni di euro e di entrate in bilancio di oltre sei milioni di euro. Senza dubbio - afferma Antichi - è un fallimento per l’amministrazione e non un accidenti che può lasciare indifferenti”.

 

Per l'avvocato Alessandro Antichi alla base dell’assenza delle offerte economiche “c’è stato un errore strategico”. “Ritengo - aggiunge Antichi - che ci sia stato un problema di formulazione e di gestione delle offerte. C’è stato un errore strategico che comporta delle perdite per il Comune. Adesso va analizzato il perché non ci siano state offerte e va riconsiderato un po’ tutto”.

 

IL COMUNE. Al momento non è noto quale sarà lo scenario futuro rispetto alla vendita delle farmacie comunali. Tutto è legato alle decisioni che prenderà il Comune di Grosseto. “Dobbiamo arrivare - afferma il sindaco Emilio Bonifazi - ad un ripensamento complessivo rispetto alla vicenda della farmacie comunali, considerando che la procedura di vendita non ha registrato offerte di acquisto. In effetti era, ormai, diventato improbabile trovare compratori dopo la campagna, che senz'altro non ha invogliato all'acquisto, portata avanti da chi si opponeva a questa scelta dell'amministrazione. E' chiaro - aggiunge - che adesso si riparte da zero e che tutti i prossimi passi in materia vedranno nuovamente un pieno e concreto coinvolgimento del Consiglio comunale". Bonifazi sottolinea anche come la scelta del Comune fosse "valida e partita dal presupposto che certi servizi potevano essere più competitivi con una gestione privata che mantenesse ferma la titolarità pubblica delle farmacie comunali".

 

Il sindaco Bonifazi ribadisce che "quella di questi giorni non è certo una vittoria di chi si è opposto alla vendita". "L'assenza di compratori - conclude il primo cittadino - da una parte conferma che non c'erano quelle speculazioni di cui in tanti avevano cianciato in questi mesi, alludendo a vendite precostituite e ad un prezzo considerato troppo basso e, dall'altra, evidenzia semplicemente che una minoranza rumorosa è in grado non di fermare una volontà politica legittima, ma certamente di danneggiarne l'applicazione”.

 

I SINDACATI. Preoccupazione per le ricadute sociali e per il futuro dei lavoratori. Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, che non hanno mai condiviso la scelta dell’amministrazione Bonifazi di vendere le farmacie comunali, lasciando trapelare nuove preoccupazioni rispetto a un possibile sforamento del Patto di stabilità. “Gli introiti derivanti dalla vendita delle farmacie - sottolinea Claudio Renzetti, segretario generale della Cgil di Grosseto - erano stati inseriti già nel bilancio di previsione, ma al momento non c’è alcun possibile acquirente e quindi la vendita è incerta. A questo punto c’è il rischio di uno sforamento del Patto di stabilità? In assenza di un piano B, scatterebbero una serie di sanzioni e di implicazioni per la cittadinanza, il Comune e l’intero l'indotto (oltre 700 i lavoratori coinvolti). Nella peggiore delle ipotesi, c’è lo spettro di un eventuale dissesto finanziario. Chiederemo un incontro con l’amministrazione comunale”.

 

Andrea Ferretti, segretario della Filcams Cgil di Grosseto, fa una considerazione rispetto al rischio di “vendita spezzatino” delle farmacie: “Adesso è fondamentale evitare che il Comune riproponga un nuovo bando con un prezzo a base d’asta inferiore oppure che si decida di vendere le farmacie singolarmente. Quest’ultima ipotesi sarebbe dannosa per i dipendenti. Speriamo che il Comune, prendendo atto di quanto è successo, proponga un rilancio delle farmacie piuttosto che la vendita”.

 

Preoccupato rispetto al rischio di un “vendita spezzatino” anche il segretario generale della Uil di Grosseto, Gianni Baiocco: “Abbiamo sempre sostenuto come l’operazione non si giustificasse da un punto di vista economico soprattutto in un momento di crisi. In ballo ci sono aziende che hanno un’importante valenza sociale ed economica. Adesso, l’auspicio è che il Comune non proceda alla vendita delle singole farmacie che sarebbe rischioso dal punto di vista occupazionale. Il Comune aveva escluso questa eventualità, noi continueremo a vigilare”.

Maria Brigida Langellotti