Grosseto, 12 novembre 2013 - Seconda giornata consecutiva di udienza a Grosseto per il processo sul naufragio della Costa Concordia che il 13 gennaio 2012 costò la vita a 32 persone. Dopo la testimonianza dell'allievo ufficiale Stefano Iannelli (ieri ha raccontato dell'evacuazione e di come Schettino lasciò la nave) - oggi è stata la volta di Hugo Di Piazza, terzo ufficiale di macchina, brasiliano di 23 anni. A seguire il racconto di Tonio Borghero, 50 anni, direttore di macchina in seconda. Entrambi erano nei ponti inferiori della nave: videro lo squarcio e il progressivo allagamento dello scafo.
SCHETTINO NON E' UN CODARDO - In aula stamani anche Schettino, unico imputato che, all'ingresso del teatro Moderno, ha ribadito la propria serenità. "I teste stanno dicendo la verità, tranne alcune reticenze - ha detto il suo legale, Donato Laino - E dimostrano che il comandante non è un codardo, non abbandonò la nave".
UN BOATO, POI IL MARE ALLE GINOCCHIA - ''Ispezionavo il ponte inferiore, zona cambusa, sentii un forte boato. E subito arrivò un'ondata. In breve ebbi il mare alle ginocchia. Tornai indietro, verso poppa, salii ai ponti superiori da una scala a pioli, mi salvai. Andai in centrale macchine, c'era tanta paura'': così il terzo ufficiale di macchina della Concordia Hugo Di Piazza. Di Piazza era nella 'pancia' della nave: ''Era la mia prima volta di guardia'', ricorda.
Appena udito il boato, Hugo Di Piazza tentò di raggiungere un telefono per avvisare la centrale macchine ma ''un getto di una decina di metri mi travolse di spalle, dalla parte sinistra''. ''Tornai indietro - ricorda - e chiusi una porta stagna, ma l'acqua filtrava anche da qui. Allora andai a una sfuggita, una scala a pioli che porta al ponte superiore ma la porta d'accesso era bloccata, forse per le deformazioni causate dall'urto alla nave''. ''Ho aperto altre porte e c'era acqua che zampillava'', allora ''mi sono diretto a poppavia, ho raggiunto un'altra 'sfuggita', da qui ''presi l'uscita che portava al ponte superiore dove sono riuscito a salire di sopra, quindi raggiunsi la sala macchine''.
PANICO IN SALA MACCHINE - "Che vuol dire avere panico? Quando sei in centrale macchina (che si trova ai ponti sotto il livello del mare, ndr) e hai l'acqua ai piedi, vuol dire che sei li' per li' per... ''. ''Li' per li' cosa? Cioe' che stavate per rischiare la vita?'', ''Si''', ha risposto il teste a un avvocato di parte civile che gli chiedeva di chiarire il panico generatosi in sala macchine dove nel giro di minuti fu chiaro che la situazione della Costa Concordia fu subito drammatica dopo l'urto. Poi l'insulto dei passeggeri. ''Nonostante cercassimo di aiutarli, ci hanno preso a male parole. Non era facile gestire l'emergenza a bordo''.
DAL PONTE DI COMANDO NESSUNO CI CONSIDERAVA - Di Piazza era stato intercettato dai carabinieri il 21 gennaio 2012. Una telefonata fatta ascoltare dai pm oggi in aula. A un amico l'ufficiale disse: "Siamo stati noi della centrale macchine ad avvisare il ponte di comando che la nave era persa. Fino a quel momento il ponte non ci aveva preso in considerazione, non ci aveva chiesto nulla. Ma c'era acqua, era tutto allagato. Dalla centrale macchine dicevano al ponte: comandante, qui è tutto allagato... Ma quello non capiva la situazione. Eravamo dei poveri disgraziati, sembrava che non gliene fregasse niente se morivamo''.
"VIA VIA VIA, NON POSSIAMO STARE QUA" - ''L'acqua è arrivata al ponte zero, è a metà ascensore di poppa, non possiamo stare qua'', e poi ''Via, via, via''. ''Martino (Pellegrini, safety manager della Concordia, ndr), noi dobbiamo abbandonare la centrale qua, eh!''. ''Allora, capo, andate via'', risponde il safety manager al secondo ufficiale di macchina (in gergo, capo) della nave Tonio Borghero, testimone oggi pomeriggio al processo di Grosseto. Il passaggio del drammatico dialogo telefonico fra gli ufficiali della nave che lavoravano nella centrale macchine - registrato dal Vdr, 'scatola nera' della Costa Concordia - è stato fatto sentire in udienza dai pm. ''Il ponte zero era perso, tutte le macchine non funzionavano, la sala macchine fu persa in 20 minuti - ricorda Borghero - Pensai, qui facciamo la fine dei topi, e andammo tutti via. Incontrai il direttore Pillon molto provato, lo affidai ai tre ufficiali più giovani, ordinai loro: 'State con lui e accompagnatelo al ponte con le lance'''. ''La nave si piegava e la mia paura più grande è che si capovolgesse in mezzo al mare'', dice ancora.
LE TELEFONATE FRA SCHETTINO E LA SALA MACCHINE - E al Moderno protagoniste le telefonate tra Schettino e la sala macchine dopo lo schianto sugli scogli delle Scole.
Dopo 24 minuti dall'impatto Giuseppe Pillon chiama il ponte di comando.
Schettino: Dove abbiamo toccato?
Pillon: C'è uno squarcio laterale.
Schettino: Voglio sapere solo una cosa: i motori sono tutti allagati?
Pillon: Tutto il quadro elettrico è allagato, comanda'
Schettino: Vabbuo'
Hugo Di Piazza colse alcune frasi dopo aver raggiunto la centrale macchine. ''Sentivo Pillon e l'ufficiale Alberto Fiorito - ricorda - parlare, col telefono della centrale, con il ponte di comando. Sì, parlavano col comandante''.
UDIENZA DI DICEMBRE, "DE FALCO TESTIMONE" - Tra i molti testimoni successivi, si è già appreso che è intenzione del pubblico ministero sentire nelle udienze di dicembre il capitano di fregata del porto di Livorno, Gregorio De Falco, noto per aver chiosato con la frase 'Vada a bordo c...!', una drammatica telefonata fatta a Schettino, mentre era sugli scogli del Giglio dopo aver lasciato la Concordia, la notte del 13 gennaio 2012 dopo il naufragio. Il processo sul naufragio della Costa Concordia proseguirà il 18 e 19 novembre a Grosseto con altri testimoni dell'accusa. Il 18 novembre saranno sentiti il direttore di macchina Giuseppe Pillon, il capo elettricista Antonio Muscas, il marconista Flavio Spadavecchia. Il 19 novembre il comandante in seconda, Dimitrios Christidis, che era sullo scoglio del Giglio con Schettino, e il secondo ufficiale di macchina Alberto Fiorito.
"C'E' VOLONTA' DI ACCERTARE LA VERITA'" - ''Nel prosieguo del processo, con la serenità che lo contraddistingue - ha continuato Schettino - sarà accertata la verità esattamente come si sono svolti i fatti''. Poi, riferendosi all'accusa di abbandono della nave, su cui la difesa dell'imputato ritiene di aver ottenuto dei 'punti' a favore da parte dei testimoni sentiti finora, Schettino ha anche detto ai microfoni, sempre lasciando il Teatro Moderno di Grosseto, che ''in caso di abbandono nave insegnano la prima cosa elementare, a indossare abiti caldi''. Frase relativa al fatto che i pm hanno chiesto più volte ad alcuni testi sentiti finora nel processo come - lasciata la Concordia e approdati al Giglio - avessero visto Schettino sugli scogli, con quali abiti e se vestito di indumenti asciutti.
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