Grosseto, 31 ottobre 2013 -  A PRIMA vista pareva una sagoma come tante altre. Che camminano velocemente in una stazione ferroviaria come tante. Poi, i carabinieri della Procura di Grosseto, aguzzando la vista e facendo collimare gli orari di arrivo e partenza, hanno capito che si trattava di lui. Di Sergio Bertini. L’omicida grossetano che ha confessato di fronte al gip Bilisari e ai magistrati Verusio, Nassi e D’Amelio di aver strangolato la sua compagna dopo un «abbraccio troppo energico».

 

Ad inchiodarlo di fronte alle sue responsabilità, e a far crollare tutto il castello di scuse che aveva eretto davanti a se per crearsi più di un alibi, sono state le telecamere di sorveglianza della stazione ferroviaria di Roma Ostiense. Dalle immagini, infatti, si vede il Bertini che appoggia prima una valigia sulla panchina e poi un’altra busta, dove probabilmente c’era il telefonino della sua compagna. Il 47enne tecnico informatico aveva infatti cercato di sviare le indagini andando direttamente a Roma, con il treno, quando la sua compagna era già morta da un paio di giorni. Lì avrebbe abbandonato il bagaglio (come si vede dalle telecamere) e soprattutto lasciato il telefonino acceso (che poi sarà trovato da un clochard che darà l’allarme).

 

Peccato che durante il tragitto Sergio Bertini aveva spedito degli sms (anche in un cirillico troppo «maccheronico») alle amiche della sua compagna, messaggini che sono stati prontamente «catturati» dalla cella che non poteva nascondere l’inganno. Le indagini, comunque, proseguono. Durante l’autopsia, che è stata effettuata nel pomeriggio di venerdì scorso, sono stati prelevati dei campioni sotto le unghie della donna. Campioni che potrebbero anche essere frammenti di pelle. Pelle che manca, guarda caso, dalle due braccia del 47enne grossetano.

 

Cosa che ha insospettito gli inquirenti fin dall’inizio, fin da quando furono scoperte durante il sopralluogo a Porto Ercole al quale partecipò proprio Bertini. Ieri gli esperti sono andati in carcere e hanno prelevato un campione di saliva a Bertini, che aveva tra l’altro aveva già dato l’assenso a sottoporsi a qualsiasi tipo di esame. Mentre oggi nella casa di via Ansedonia arrivano i militari del Ris per un sopralluogo approfondito in cerca di conferme al racconto dell’uomo. Matteo Alfier