Isola del Giglio (Grosseto), 28 settembre 2013 - IL PORTO dell’isola «ancora sotto assedio». Non c’è pace per quell’ammasso di case e roccia in mezzo al mar Tirreno. Nella piazzetta a fianco al Demo’s l’enorme tenda da campo grigia, sede dell’unità di crisi durante il raddrizzamento della Concordia, ha lasciato spazio a numerose tende verde militare che ospitano i subacquei impegnati nelle ricerche dei dispersi. Nonostante il ritrovamento di quattro piccoli frammenti ossei che giovedì pomeriggio hanno riacceso la speranza dei familiari di Russel Rebello e Maria Grazia Trecarichi, le operazioni non si fermano. Anche in considerazione del fatto che c’è da capire di quale natura siano quei resti e, qualora venga accertato che sono umani, se appartengono alle due vittime. «Ci vorranno alcuni giorni — ha precisato ieri il prefetto Franco Gabrielli — invitando alla cautela. Gli esami del Dna sui resti ossei recuperati dai sommozzatori dal fondale vicino alla Concordia non sono ancora stati effettuati. Di conseguenza, non è possibile dare alcuna informazione aggiuntiva al riguardo. Per averne ci vorranno alcuni giorni». Sull’isola, ieri, è stato un continuo «balletto» di voci sulla natura delle ossa rinvenute nell’area 3 delle ricerche. Voci che non hanno turbato il lavoro dei sommozzatori, che alle 7.30 cominciano le immersioni per terminarle alle 17 circa. Cento uomini tra vigili del fuoco, marina militare, guardia costiera, polizia, Finanza e carabinieri. Tutti diretti dal comandante dei vigili del fuoco, Ennio Aquilino. «Dobbiamo perlustrare quasi due chilometri quadrati di area subacquea attorno alla nave — ha spiegato Aquilino — analizzando metro quadrato per metro quadrato». Un compito non certo facile, ma soprattutto unico. Come ci spiega Daniele Bazzali, sottotenente di vascello del gruppo palombari della Marina Militare.
Da quanto siete sull’isola?
«Siamo arrivati da Varignano (La Spezia, Ndr) dopo il raddrizzamento, anche se io e alcuni colleghi eravamo stati qui subito dopo il naufragio».
Che scenario c’è attorno alla Concordia?
«Un’acqua molto limpida, considerando la situazione, ma un fondale complesso. Non di rado ci troviamo davanti sdraio, valigie o altre suppellettili cadute dal relitto durante il raddrizzamento e questo complica le ricerche. Soprattutto allunga i tempi».
Quanti palombari siete e a quale zona siete stati assegnati?
«Siamo 12, tutti del gruppo operativo subacqueo del Comsubin. Siamo impegnati nell’area 2 di poppa».
La vostra giornata tipo?
«Iniziamo con le immersioni la mattina, abbastanza presto, e terminiamo attorno alle 17. Ci immergiamo minimo in due, con un terzo sul gommone, pronto a intervenire».
A che cosa può essere paragonato l’impegno attorno alla Concordia?
«A niente. E’ uno scenario unico, e non esistono termini di riferimento che ci possano aiutare. E’ qualcosa di mai vissuto prima. Comunque una esperienza molto importante».
Non si fermeranno, tutti i sommozzatori, fino a quando non avranno perlustrato l’intera zona attorno alla nave. Soltanto a quel punto ci sarà la dead line. La fine delle ricerche. Kevin Rebello, fratello di Russel ed Elio e Stefania Vincenzi, marito e figlia di Maria Trecarichi, sperano di ricevere notizie importanti prima. Solo allora torneranno al Giglio, dove sono stati di recente, nei giorni successivi il parbuckling, che sapevano essere l’inizio delle speranze di ritrovare qualcosa dei propri cari.
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